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Santa Messa celebrata dal Santo Padre Francesco e passaggio della Croce della GMG, 22.11.2020


Omelia del Santo Padre

Parole al termine della Santa Messa

Alle ore 10.00 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Santa Messa in occasione della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo.

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, ha avuto luogo il passaggio della Croce e dell’Icona di Maria Salus Populi Romani, simboli delle Giornate Mondiali della Gioventù, dalla rappresentanza dei giovani panamensi ai giovani portoghesi.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della celebrazione eucaristica e le parole al termine della Messa:

Omelia del Santo Padre

Testo in lingua originale

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Testo in lingua originale

Quella che abbiamo appena ascoltato è l’ultima pagina del Vangelo di Matteo prima della Passione: prima di donarci il suo amore sulla croce, Gesù ci dà le sue ultime volontà. Ci dice che il bene che faremo a uno dei suoi fratelli più piccoli – affamati, assetati, stranieri, bisognosi, malati, carcerati – sarà fatto a Lui (cfr Mt 25,37-40). Il Signore ci consegna così la lista dei doni che desidera per le nozze eterne con noi in Cielo. Sono le opere di misericordia, che rendono eterna la nostra vita. Ciascuno di noi può chiedersi: le metto in pratica? Faccio qualcosa per chi ha bisogno? O compio del bene solo per le persone care e per gli amici? Aiuto qualcuno che non può restituirmi? Sono amico di una persona povera? E così via, tante domande che possiamo farci. “Io sono lì”, ti dice Gesù, “ti aspetto lì, dove non immagini e dove magari non vorresti nemmeno guardare, lì nei poveri”. Io sono lì, dove il pensiero dominante, secondo cui la vita va bene se va bene a me, non è interessato. Io sono lì, dice Gesù anche a te, giovane che cerchi di realizzare i sogni della vita.

Io sono lì, disse Gesù, secoli fa, a un giovane soldato. Era un diciottenne non ancora battezzato. Un giorno vide un povero che chiedeva aiuto alla gente, ma non ne riceveva, perché «tutti passavano oltre». E quel giovane, «vedendo che gli altri non erano mossi a compassione, comprese che quel povero gli era stato riservato», per lui. Però non aveva niente con sé, solo la sua divisa di lavoro. Allora tagliò il suo mantello e ne diede metà al povero, subendo le risa di scherno di alcuni lì attorno. La notte seguente fece un sogno: vide Gesù, rivestito della parte di mantello con cui aveva avvolto il povero. E lo sentì dire: «Martino mi ha coperto con questa veste» (cfr Sulpicio Severo, Vita Martini, III). San Martino era un giovane che fece quel sogno perché lo aveva vissuto, pur senza saperlo, come i giusti del Vangelo di oggi.

Cari giovani, cari fratelli e sorelle, non rinunciamo ai grandi sogni. Non accontentiamoci del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia. Non siamo fatti per sognare le vacanze o il fine settimana, ma per realizzare i sogni di Dio in questo mondo. Egli ci ha reso capaci di sognare per abbracciare la bellezza della vita. E le opere di misericordia sono le opere più belle della vita. Le opere di misericordia vanno proprio al centro dei nostri sogni grandi. Se hai sogni di vera gloria, non della gloria del mondo che viene e va, ma della gloria di Dio, questa è la strada. Leggi il brano del Vangelo di oggi, riflettici su. Perché le opere di misericordia danno gloria a Dio più di ogni altra cosa. Ascoltate bene questo: le opere di misericordia danno gloria a Dio più di ogni altra cosa. Sulle opere di misericordia alla fine saremo giudicati.

Ma da dove si parte per realizzare grandi sogni? Dalle grandi scelte. Il Vangelo oggi ci parla anche di questo. Infatti, nel momento del giudizio finale il Signore si basa sulle nostre scelte. Sembra quasi non giudicare: separa le pecore dalle capre, ma essere buoni o cattivi dipende da noi. Egli trae solo le conseguenze delle nostre scelte, le porta alla luce e le rispetta. La vita, allora, è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita. Noi, infatti, diventiamo quello che scegliamo, nel bene e nel male. Se scegliamo di rubare diventiamo ladri, se scegliamo di pensare a noi stessi diventiamo egoisti, se scegliamo di odiare diventiamo arrabbiati, se scegliamo di passare ore davanti al cellulare diventiamo dipendenti. Ma se scegliamo Dio diventiamo ogni giorno più amati e se scegliamo di amare diventiamo felici. È così, perché la bellezza delle scelte dipende dall’amore: non dimenticare questo. Gesù sa che se viviamo chiusi e indifferenti restiamo paralizzati, ma se ci spendiamo per gli altri diventiamo liberi. Il Signore della vita ci vuole pieni di vita e ci dà il segreto della vita: la si possiede solo donandola. E questa è una regola di vita: la vita si possiede, adesso e eternamente, solo donandola.

È vero che ci sono degli ostacoli che rendono ardue le scelte: spesso il timore, l’insicurezza, i perché senza risposta, tanti perché. L’amore, però, chiede di andare oltre, di non restare appesi ai perché della vita aspettando che dal Cielo arrivi una risposta. La risposta è arrivata: è lo sguardo del Padre che ci ama e ci ha inviato il Figlio. No, l’amore spinge a passare dai perché al per chi, dal perché vivo al per chi vivo, dal perché mi capita questo al per chi posso fare del bene. Per chi? Non solo per me: la vita è già piena di scelte che facciamo per noi stessi, per avere un titolo di studio, degli amici, una casa, per soddisfare i propri interessi, i propri hobby. Ma rischiamo di passare anni a pensare a noi stessi senza cominciare ad amare. Il Manzoni diede un bel consiglio: «Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio» (I Promessi Sposi, cap. XXXVIII).

Ma non ci sono solo i dubbi e i perché a insidiare le grandi scelte generose, ci sono tanti altri ostacoli, tutti i giorni. C’è la febbre dei consumi, che narcotizza il cuore di cose superflue. C’è l’ossessione del divertimento, che sembra l’unica via per evadere dai problemi e invece è solo un rimandare il problema. C’è il fissarsi sui propri diritti da reclamare, dimenticando il dovere di aiutare. E poi c’è la grande illusione sull’amore, che sembra qualcosa da vivere a colpi di emozioni, mentre amare è soprattutto dono, scelta e sacrificio. Scegliere, soprattutto oggi, è non farsi addomesticare dall’omologazione, è non lasciarsi anestetizzare dai meccanismi dei consumi che disattivano l’originalità, è saper rinunciare alle apparenze e all’apparire. Scegliere la vita è lottare contro la mentalità dell’usa-e-getta e del tutto-e-subito, per pilotare l’esistenza verso il traguardo del Cielo, verso i sogni di Dio. Scegliere la vita è vivere, e noi siamo nati per vivere, non per vivacchiare. Questo lo ha detto un giovane come voi [il Beato Pier Giorgio Frassati]: “Io voglio vivere, non vivacchiare”.

Ogni giorno, tante scelte si affacciano sul cuore. Vorrei darvi un ultimo consiglio per allenarsi a scegliere bene. Se ci guardiamo dentro, vediamo che in noi sorgono spesso due domande diverse. Una è: che cosa mi va di fare? È una domanda che spesso inganna, perché insinua che l’importante è pensare a sé stessi e assecondare tutte le voglie e le pulsioni che vengono. Ma la domanda che lo Spirito Santo suggerisce al cuore è un’altra: non che cosa ti va? ma che cosa ti fa bene? Qui sta la scelta quotidiana, che cosa mi va di fare o che cosa mi fa bene? Da questa ricerca interiore possono nascere scelte banali o scelte di vita, dipende da noi. Guardiamo a Gesù, chiediamogli il coraggio di scegliere quello che ci fa bene, per camminare dietro a Lui, nella via dell’amore. E trovare la gioia. Per vivere, e non vivacchiare.

[01410-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

La page d’Evangile que nous venons d’écouter est la dernière de l’Evangile de Matthieu avant la Passion: avant de nous donner son amour sur la croix, Jésus nous confie ses dernières volontés. Il nous dit que le bien que nous ferons à l’un des plus petits de ses frères – affamés, assoiffés, étrangers, nécessiteux, malades, prisonniers – sera fait à lui (cf. Mt 25, 37-40). Le Seigneur nous remet ainsi la liste des dons qu’il désire pour les noces éternelles avec nous au Ciel. Ce sont les œuvres de miséricorde, qui rendent éternelle notre vie. Chacun d’entre nous peut se demander: est-ce que je les mets en pratique? Est-ce que je fais quelque chose pour celui qui se trouve dans le besoin? Ou bien est-ce que je fais seulement du bien aux personnes chères et aux amis? Est-ce que j’aide quelqu’un qui ne peut pas me le rendre? Suis-je ami d’une personne pauvre? Et ainsi de suite, tant de demandes que nous pouvons nous faire. "Moi je suis là", te dit Jésus, "je t’attends là, où tu ne t’imagines pas et où peut-être tu ne voudrais même pas regarder, là dans les pauvres". Moi je suis là, où la pensée dominante, selon laquelle la vie va bien si elle me va, n’y trouve pas intérêt. Je suis là, te dit Jésus à toi aussi, jeune qui cherche à réaliser les rêves de ta vie.

Je suis là, disait Jésus, il y a des siècles, à un jeune soldat. C’était un jeune de dix-huit ans qui n’était pas encore baptisé. Un jour il vit un pauvre qui demandait de l’aide aux gens, mais il n’en recevait pas, parce que «tous passaient outre». Et ce jeune, «voyant que les autres n’étaient pas émus de compassion, comprit que ce pauvre lui avait été réservé», pour lui. Cependant, il n’avait rien avec lui, seulement son uniforme de service. Il coupa alors son manteau et en donna la moitié au pauvre, en subissant les rires moqueurs de certains aux alentours. La nuit suivante il fit un rêve: il vit Jésus, revêtu de la partie du manteau dont il avait enveloppé le pauvre. Et il l’entendit dire: «Martin, m’a couvert avec ce vêtement» (cf. Sulpicio Severo, Vita Martini, III). Saint Martin était un jeune qui a fait ce rêve par ce qu’il l’avait vécu, même sans le savoir, comme les justes de l’Evangile d’aujourd’hui.

Chers jeunes, chers frères et sœurs, ne renonçons pas aux grands rêves. Ne nous contentons pas de ce qui est dû. Le Seigneur ne veut pas que nous rétrécissions les horizons, il ne nous veut pas garés sur les côtés de la vie, mais en marche vers de grands objectifs, avec joie et audace. Nous ne sommes pas faits pour rêver des vacances ou de la fin de semaine, mais pour réaliser les rêves de Dieu en ce monde. Il nous a rendus capables de rêver afin d’embrasser la beauté de la vie. Et les œuvres de miséricorde sont les plus belles œuvres de la vie. Les œuvres de miséricorde sont vraiment au centre de nos grands rêves. Si tu as des rêves de vraie gloire, non pas la gloire du monde qui va et vient, mais de la gloire de Dieu, telle est la route. Lis le passage de l’Evangile d’aujourd’hui, réfléchis-y. Parce que les œuvres de miséricorde rendent gloire à Dieu plus que tout autre chose. Ecoutez bien ceci: les œuvres de miséricorde rendent gloire à Dieu plus que toute autre chose. A la fin, nous serons jugés sur les œuvres de miséricorde.

Mais d’où part-on pour réaliser des grands rêves? Des grands choix. L’Evangile aujourd’hui nous parle aussi de cela. En effet, au moment du jugement dernier, le Seigneur se base sur nos choix. Il semble presque ne pas juger: il sépare les brebis des boucs, mais être bons ou mauvais dépend de nous. Il tire seulement les conséquences de nos choix, il les met au jour et les respecte. La vie, alors, est le temps des choix forts, décisifs, éternels. Des choix banals mènent à une vie banale, des grands choix rendent grande la vie. En effet, nous devenons ce que nous choisissons, en bien ou en mal. Si nous choisissons de voler nous devenons des voleurs, si nous choisissons de penser à nous-mêmes nous devenons égoïstes, si nous choisissons de haïr nous devenons colériques, si nous choisissons de passer des heures devant le téléphone portable nous devenons dépendants. Mais si nous choisissons Dieu nous devenons chaque jour plus aimés et si nous choisissons d’aimer nous devenons heureux. C’est ainsi, parce que la beauté des choix dépend de l’amour: n’oubliez pas cela. Jésus sait que si nous vivons fermés et indifférents nous restons paralysés, mais si nous nous dépensons pour les autres, nous devenons libres. Le Seigneur de la vie nous veut pleins de vie et nous donne le secret de la vie: on ne la possède qu’en la donnant. Et cela est une règle de vie: la vie ne se possède, maintenant et éternellement, qu’en la donnant.

Il est vrai qu’il y a des obstacles qui rendent les choix difficiles: souvent la crainte, l’insécurité, les pourquoi sans réponse, beaucoup de pourquoi. Cependant, l’amour demande d’aller au-delà, de ne pas rester accrochés aux pourquoi de la vie en attendant qu’une réponse arrive du Ciel. La réponse est arrivée: c’est le regard du Père qui nous aime et qui nous a envoyé son Fils. Non, l’amour pousse à passer des pourquoi au pour qui, du pourquoi je vis au pour qui je vis, du pourquoi il m’arrive ceci au pour qui puis-je faire du bien. Pour qui? Non seulement pour moi: la vie est déjà pleine de choix que nous faisons pour nous-mêmes, pour avoir un diplôme d’études, des amis, une maison, pour satisfaire ses propres intérêts, ses propres hobby. Mais nous risquons de passer des années à penser à nous-mêmes sans commencer à aimer. Manzoni a donné un bon conseil: «On devrait penser plus à faire le bien, qu’à se sentir bien: et ainsi on finirait aussi par se sentir mieux» (Les fiancés, chap. XXXVIII).

Mais il n’y a pas que les doutes et les pourquoi qui minent les grands choix généreux, il y a tant d’autres obstacles, tous les jours. Il y a la fièvre de la consommation, qui empoisonne le cœur de choses superflues. Il y a l’obsession du divertissement, qui semble être l’unique voie pour s’évader des problèmes et pourtant il n’est qu’un report du problème. Il y a le fait de se fixer sur ses droits à réclamer, en oubliant le devoir d’aider. Et puis il y a la grande illusion sur l’amour, qui semble être quelque chose à vivre à coup d’émotions, alors qu’aimer est avant tout don, choix et sacrifice. Choisir, surtout aujourd’hui, c’est ne pas se faire domestiquer par l’homologation, c’est ne pas se laisser anesthésier par les mécanismes de la consommation qui désactivent l’originalité, c’est savoir renoncer aux apparence et au paraître. Choisir la vie, c’est lutter contre la mentalité du utiliser-et-jeter et du tout-et-tout-de-suite, pour piloter l’existence vers l’arrivée au Ciel, vers les rêves de Dieu. Choisir la vie c’est vivre, et nous sommes nés pour vivre, et non pour vivoter. Cela, un jeune comme vous l’a déjà dit [le Bienheureux Pier Giorgio Frassati]: «Je veux vivre, non pas vivoter».

Chaque jour, de nombreux choix se présentent à notre cœur. Je voudrais vous donner un dernier conseil pour vous permettre de bien choisir. Si nous regardons au dedans de nous, nous voyons que souvent deux questions différentes surgissent en nous. L’une est: qu’est-ce que j’ai envie de faire? C’est une question qui souvent trompe, parce qu’elle insinue que l’important c’est de penser à soi-même et de satisfaire toutes les envies et les pulsions qui viennent. Mais la question que l’Esprit Saint suggère au cœur en est une autre: non pas de quoi tu as envie? mais qu’est ce qui te fait du bien? C’est ici que se trouve le choix quotidien, qu’est-ce que j’ai envie de faire ou qu’est ce qui me fait du bien? De cette recherche intérieure, peuvent naître des choix banals ou des choix de vie, cela dépend de nous. Regardons Jésus, demandons-lui le courage de choisir ce qui nous fait du bien, pour cheminer à sa suite, dans la voie de l’amour. Et trouver la joie. Pour vivre et non vivoter.

[01410-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

We have just heard the page of the Matthew’s Gospel that comes immediately before the account of Christ’s Passion. Before pouring out his love for us on the cross, Jesus shares his final wishes. He tells us that the good we do to one of our least brothers and sisters – whether hungry or thirsty, a stranger, in need, sick or in prison – we do to him (cf. Mt 25:37-40). In this way, the Lord gives us his “gift list” for the eternal wedding feast he will share with us in heaven. Those gifts are the works of mercy that make our life eternal. Each of us can ask: Do I put these works into practice? Do I do anything for someone in need? Or do I do good only for my loved ones and my friends? Do I help someone who cannot give anything back to me? Am I the friend of a poor person? And there are many other similar questions we can ask ourselves. “There I am”, Jesus says to you, “I am waiting for you there, where you least think and perhaps may not even want to look: there, in the poor”. I am there, where the prevailing mentality, according to which life is good if it is good for me, least expects me to be. I am there. Jesus also says these words to you, young people, as you strive to realize your dreams in life.

I am there. Jesus spoke these words centuries ago, to a young soldier. He was eighteen years old and not yet baptized. One day he saw a poor man who was begging people for help but received none, since “everyone walked by”. That young man, “seeing that others were not moved to compassion, understood that the poor person was there for him. Yet he had nothing on him, only his uniform. He cut his cloak in two and gave half to the poor person, and was met with mocking laughter from some of the bystanders. The following night he had a dream: he saw Jesus, wearing the half of the cloak he had wrapped around the poor person, and he heard him say: ‘Martin, you covered me with this cloak’” (cf. SULPICIUS SEVERUS, Vita Martini, III). Saint Martin was that young man. He had that dream because, without knowing it, he had acted like the righteous in today’s Gospel.

Dear young people, dear brothers and sisters, let us not give up on great dreams. Let us not settle only for what is necessary. The Lord does not want us to narrow our horizons or to remain parked on the roadside of life. He wants us to race boldly and joyfully towards lofty goals. We were not created to dream about vacations or the weekend, but to make God’s dreams come true in this world. God made us capable of dreaming, so that we could embrace the beauty of life. The works of mercy are the most beautiful works in life. They go right to the heart of our great dreams. If you are dreaming about real glory, not the glory of this passing world but the glory of God, this is the path to follow. Read today’s Gospel passage again and reflect on it. For the works of mercy give glory to God more than anything else. Listen carefully: the works of mercy give glory to God more than anything else. In the end we will be judged on the works of mercy.

Yet how do we begin to make great dreams come true? With great choices. Today’s Gospel speaks to us about this as well. Indeed, at the last judgement, the Lord will judge us on the choices we have made. He seems almost not to judge, but merely to separate the sheep from the goats, whereas being good or evil depends on us. He only draws out the consequences of our choices, brings them to light and respects them. Life, we come to see, is a time for making robust, decisive, eternal choices. Trivial choices lead to a trivial life; great choices to a life of greatness. Indeed, we become what we choose, for better or for worse. If we choose to steal, we become thieves. If we choose to think of ourselves, we become self-centred. If we choose to hate, we become angry. If we choose to spend hours on a cell phone, we become addicted. Yet if we choose God, daily we grow in his love, and if we choose to love others, we find true happiness. Because the beauty of our choices depends on love. Remember this because it is true: the beauty of our choices depends on love. Jesus knows that if we are self-absorbed and indifferent, we remain paralyzed, but if we give ourselves to others, we become free. The Lord of life wants us to be full of life, and he tells us the secret of life: we come to possess it only by giving it away. This is a rule of life: we come to possess life, now and in eternity, only by giving it away.

It is true that there are obstacles that can make our choices difficult: fear, insecurity, so many unanswered questions…. Love, however, demands that we move beyond these, and not keep wondering why life is the way it is, and expecting answers to fall down from heaven. The answer has come: it is the gaze of the Father who loves us and who has sent us his Son. No, love pushes us to go beyond the why, and instead to ask for whom, to pass from asking, “Why am I alive?” to “For whom am I living?” From “Why is this happening to me?” to “Whom can I help?” For whom? Not just for myself! Life is already full of choices we make for ourselves: what to study, which friends to have, what home to buy, what interests or hobbies to pursue. We can waste years thinking about ourselves, without ever actually starting to love. Alessandro Manzoni offered a good piece of advice: “We ought to aim rather at doing well then being well: and thus we should come, in the end, to be even better” (I Promessi Sposi [The Betrothed], Chapter XXXVIII).

Not only doubts and questions can undermine great and generous choices, but many other obstacles as well every day. Feverish consumerism can overwhelm our hearts with superfluous things. An obsession with pleasure may seem the only way to escape problems, yet it simply postpones them. A fixation with our rights can lead us to neglect our responsibilities to others. Then, there is the great misunderstanding about love, which is more than powerful emotions, but primarily a gift, a choice and a sacrifice. The art of choosing well, especially today, means not seeking approval, not plunging into a consumerist mentality that discourages originality, and not giving into the cult of appearances. Choosing life means resisting the “throwaway culture” and the desire to have “everything now”, in order to direct our lives towards the goal of heaven, towards God’s dreams. To choose life is to live, and we were born to live, not just get by. A young man like yourselves, Blessed Pier Giorgio Frassati, said this: “I want to live, not just get by”.

Each day, in our heart, we face many choices. I would like to give you one last piece of advice to help train you to choose well. If we look within ourselves, we can see two very different questions arising. One asks, “What do I feel like doing?” This question often proves misleading, since it suggests that what really counts is thinking about ourselves and indulging in our wishes and impulses. The question that the Holy Spirit plants in our hearts is a very different one: not “What do you feel like doing?” but “What is best for you?” That is the choice we have to make daily: what do I feel like doing or what is best for me? This interior discernment can result either in frivolous choices or in decisions that shape our lives – it depends on us. Let us look to Jesus and ask him for the courage to choose what is best for us, to enable us to follow him in the way of love. And in this way to discover joy. To live, and not just get by.

[01410-EN.02] [Original text: Italian]

 

Traduzione in lingua tedesca

Die Stelle, die wir soeben gehört haben, ist der letzte Abschnitt des Matthäusevangeliums vor der Leidensgeschichte. Bevor Jesus uns am Kreuz seine Liebe schenkt, hinterlässt er uns seinen Letzten Willen. Er sagt uns, dass das Gute, das wir einem seiner geringsten Brüder – seien sie hungrig, durstig, fremd, bedürftig, krank oder gefangen – tun werden, auch ihm getan sein wird (vgl. Mt 25,37-40). So übergibt uns der Herr die Liste der Geschenke, die er sich zum ewigen Hochzeitsmahl mit uns im Himmel wünscht. Es sind die Werke der Barmherzigkeit, dank derer unser Leben ewig sein wird. Ein jeder von uns kann sich fragen: Setzte ich sie in die Tat um? Tue ich etwas für die Bedürftigen? Oder tue ich Gutes nur den Verwandten und Freunden? Helfe ich jemandem, der mir nichts zurückgeben kann? Bin ich ein Freund der Armen? Und so weiter, viele Fragen, die wir uns stellen können. „Ich bin dort“, sagt Jesus zu dir, „ich warte dort auf dich, wo du dir es nicht vorstellst und wo du vielleicht nicht einmal hinsehen möchtest, dort bei den Armen.“ Ich bin dort, wo die vorherrschende Meinung, dass das Leben dann gut geht, wenn es mir gut geht, kein Interesse zeigt. Ich bin dort, sagt Jesus auch zu dir, junger Mensch, der du die Träume des Lebens verwirklichen willst.

Ich bin dort, sagte Jesus vor Jahrhunderten zu einem jungen Soldaten. Er war achtzehn Jahre alt, noch nicht getauft. Eines Tages sah er einen armen Mann, der die Menschen um Hilfe anflehte, aber keine erhielt, denn „alle gingen vorbei“. Und dieser junge Mann, „da er merkte, dass die anderen kein Mitleid zeigten, verstand, dass dieser Arme für ihn vorbehalten war“ – für ihn. Aber er hatte nichts bei sich, nur seine Dienstkleidung. Also schnitt er seinen Mantel mitten durch und gab eine Hälfte dem Armen unter dem höhnischen Gelächter einiger Umstehender. In der darauffolgenden Nacht hatte er einen Traum: Er sah Jesus mit dem Mantelstück bekleidet, mit dem er den Armen umhüllt hatte. Und er hörte ihn sagen: „Martin hat mich mit diesem Gewand bekleidet“ (vgl. Sulpicius Severus, Vita Martini, III). Der heilige Martin war ein junger Mann, der diesen Traum hatte, weil er ihn gelebt hatte, ohne es zu wissen, wie die Gerechten im heutigen Evangelium.

Liebe junge Freunde, liebe Brüder und Schwestern, geben wir unsere großen Träume nicht auf. Geben wir uns nicht mit dem geschuldeten Minimum zufrieden. Der Herr will nicht, dass wir den Horizont verengen, er will nicht, dass wir am Rande des Lebens parken, sondern froh und kühn nach hohen Zielen streben. Wir sind nicht dazu geschaffen, um vom Urlaub oder vom Wochenende zu träumen, sondern um Gottes Träume in dieser Welt zu verwirklichen. Er hat uns die Fähigkeit zu träumen gegeben, damit wir uns für die Schönheit des Lebens entscheiden. Und die Werke der Barmherzigkeit sind die schönsten Werke des Lebens. Die Werke der Barmherzigkeit müssen genau in der Mitte unserer großen Träume stehen. Wenn du von wahrer Ehre träumst, nicht von der Ehre der Welt, die kommt und geht, sondern von der Ehre Gottes, dann ist genau das der Weg. Lies den Abschnitt des heutigen Evangeliums, denk darüber nach. Denn die Werke der Barmherzigkeit geben mehr als alles andere Gott die Ehre. Hört gut hin: Die Werke der Barmherzigkeit geben mehr als alles andere Gott die Ehre. Wir werden am Ende nach den Werken der Barmherzigkeit beurteilt werden.

Aber wo fängt man an, um große Träume wahr werden zu lassen? Bei großen Entscheidungen. Auch darüber spricht das heutige Evangelium zu uns. Beim Weltgericht stützt sich der Herr in der Tat auf unsere Entscheidungen. Er scheint fast nicht zu urteilen: Er scheidet die Schafe von den Böcken, aber ob wir gut oder schlecht sind, hängt von uns ab. Er zieht nur die Konsequenzen aus unseren Entscheidungen, er bringt sie ans Licht und respektiert sie. Das Leben ist also die Zeit der wichtigen, maßgeblichen, ewigen Entscheidungen. Banale Entscheidungen führen zu einem banalen Leben, große Entscheidungen machen das Leben groß. Wir werden in der Tat zu dem, was wir wählen, im Guten wie im Schlechten. Wenn wir uns entscheiden zu stehlen, werden wir zu Dieben, wenn wir uns entscheiden, an uns selbst zu denken, werden wir egoistisch, wenn wir uns entscheiden zu hassen, werden wir aggressiv, wenn wir uns entscheiden, Stunden mit dem Handy zu verbringen, werden wir abhängig. Aber wenn wir uns für Gott entscheiden, werden wir jeden Tag mehr geliebt, und wenn wir uns für die Liebe entscheiden, werden wir glücklich. Es ist so, denn die Schönheit der Entscheidungen hängt von der Liebe ab. Vergessen wir das nicht. Jesus weiß, dass wir gelähmt bleiben, wenn wir verschlossen und gleichgültig leben, wenn wir uns aber für andere aufopfern, werden wir frei. Der Herr des Lebens will uns voller Leben und verrät uns das Geheimnis des Lebens: Man besitzt es nur, wenn man es hingibt. Und das ist eine Regel fürs Leben: Man besitzt das Leben – jetzt und in Ewigkeit – nur, wenn man es hingibt.

Es stimmt, es gibt Hindernisse, welche die Entscheidungen erschweren – häufig Angst, Unsicherheit, Fragen nach dem Warum ohne eine Antwort, viele Fragen nach dem Warum. Die Liebe fordert uns jedoch auf, weiter zu gehen, sich nicht an den Fragen nach dem Warum im Leben aufzuhängen und darauf zu warten, dass eine Antwort vom Himmel kommt. Die Antwort ist schon gekommen: Es ist der Blick des Vaters, der uns liebt und uns seinen Sohn gesandt hat. Nein, die Liebe drängt uns, vom Warum zum Für wen überzugehen, von der Frage „Warum lebe ich“ zu „Für wen lebe ich“, von „Warum passiert mir das“ zu „Für wen kann ich Gutes tun“. Für wen? Nicht nur für mich: Das Leben ist bereits voll von Entscheidungen, die wir für uns selbst treffen, um einen Schulabschluss, Freunde, ein Zuhause zu haben, um den eigenen Interessen, den eigenen Hobbys nachzugehen. Aber wir laufen Gefahr, jahrelang an uns selbst zu denken, ohne wirklich anzufangen zu lieben. Manzoni gab einen guten Rat: »Man sollte mehr darauf bedacht sein, gut zu handeln, als gut zu leben; und so wird man letztendlich zufriedener sein« (I Promessi Sposi, Kap. XXXVIII).

Aber nicht nur die Zweifel und Fragen nach dem Warum bedrohen die großen hochherzigen Entscheidungen, es gibt noch viele andere Hindernisse – jeden Tag. Da ist das Konsumfieber, das das Herz mit überflüssigen Dingen betäubt. Da ist die Vergnügungswut als scheinbarer einziger Weg, den Problemen zu entkommen, doch stattdessen ist es nur ein Hinausschieben des Problems. Es kommt auch vor, dass man sich darauf versteift, die eigenen Rechte einzufordern, und dabei die Pflicht zur Hilfeleistung vergisst. Und dann gibt es da noch die große Illusion über die Liebe, die man scheinbar als starke Emotionen erleben muss, während lieben vor allem Geschenk, Entscheidung und Opfer bedeutet. Sich entscheiden heißt – insbesondere heute –, sich nicht von der Vereinheitlichung manipulieren und von den Konsummechanismen, die jede Eigenständigkeit ausschalten, betäuben zu lassen sowie auf Äußerlichkeiten und den Schein verzichten zu können. Sich für das Leben zu entscheiden bedeutet, gegen die Mentalität des Einmalgebrauchs und des Alles-und-Sofort anzukämpfen, um das Dasein auf das Ziel des Himmels, auf die Träume Gottes hin zu lenken. Sich für das Leben entscheiden heißt leben, und wir sind geboren, um zu leben, nicht um uns recht und schlecht durchzuschlagen. Das hat ein junger Mensch, wie ihr es seid, gesagt [der selige Pier Giorgio Frassati]: „Ich will leben, nicht mich recht und schlecht durchschlagen.“

Jeden Tag steht das Herz vor vielen Entscheidungen. Ich möchte euch einen letzten Ratschlag geben, wie ihr trainieren könnt, eine gute Entscheidung zu treffen. Wenn wir in uns hineinschauen, stellen wir fest, dass in uns oft zwei verschiedene Fragen auftauchen. Eine lautet: „Worauf habe ich Lust?“ Diese Frage ist oft trügerisch, denn sie unterstellt, dass es darauf ankommt, an sich selbst zu denken und all die auftretenden Wünsche und Triebe zu befriedigen. Aber die Frage, die der Heilige Geist dem Herzen vorlegt, ist eine andere: nicht „Worauf hast du Lust?“, sondern „Was ist gut für dich?“ Hier liegt die täglich zu treffende Entscheidung: Worauf habe ich Lust oder was ist gut für mich? Aus diesem inneren Suchen können banale Entscheidungen oder Lebensentscheidungen hervorgehen, das hängt von uns ab. Blicken wir auf Jesus, bitten wir ihn um den Mut, uns für das zu entscheiden, was gut für uns ist, um ihm auf dem Weg der Liebe nachzufolgen. Und um die Freude zu finden. Um zu leben und nicht sich recht und schlecht durchzuschlagen.

[01410-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Lo que acabamos de escuchar es la última página del Evangelio de Mateo previa a la Pasión: Jesús, antes de entregarnos su amor en la cruz, nos deja su última voluntad. Nos dice que el bien que hagamos a uno de sus hermanos más pequeños —hambrientos, sedientos, extranjeros, pobres, enfermos, encarcelados— se lo haremos a Él (cf. Mt 25,37-40). Así nos entrega el Señor la lista de los dones que desea para las bodas eternas con nosotros en el Cielo. Son las obras de misericordia, que transforman nuestra vida en eternidad. Cada uno de nosotros puede preguntarse: ¿Las pongo en práctica? ¿Hago algo por quien lo necesita? ¿O hago el bien sólo a los seres queridos y a los amigos? ¿Ayudo al que no me puede devolver? ¿Soy amigo de un pobre? Y así, tantas preguntas que podemos hacernos. “Yo estoy ahí”, te dice Jesús, “te espero ahí, donde no imaginas y donde quizás ni siquiera quieres mirar, ahí en los pobres”. Yo estoy ahí, donde el pensamiento dominante —según el cual la vida va bien si me va bien a mí— no muestra interés. Yo estoy ahí, dice Jesús también a ti, joven que buscas realizar los sueños de la vida.

Yo estoy ahí, le dijo Jesús a un joven soldado hace algunos siglos. Tenía dieciocho años y todavía no estaba bautizado. Un día vio a un pobre que pedía ayuda a la gente, pero no la recibía porque «todos pasaban de largo». Y aquel joven, «comprendió que, si los demás no tenían compasión, era porque el pobre le estaba reservado a él», para él. Pero no tenía nada consigo, sólo su capa militar. Entonces la rasgó por la mitad y dio una mitad al pobre, sufriendo las burlas de algunos a su alrededor. La noche siguiente tuvo un sueño: vio a Jesús, vestido con el trozo de la capa con que había cubierto al pobre. Y lo escuchó decir: «Martín me ha cubierto con este vestido» (cf. Sulpicio Severo, Vida de san Martín de Tours, III). San Martín era un joven que tuvo aquel sueño porque lo había vivido, aun sin saberlo, como los justos del Evangelio de hoy.

Queridos jóvenes, queridos hermanos y hermanas: No renunciemos a los sueños grandes. No nos contentemos con lo que es debido. El Señor no quiere que recortemos los horizontes, no nos quiere aparcados al margen de la vida, sino en movimiento hacia metas altas, con alegría y audacia. No estamos hechos para soñar con las vacaciones o el fin de semana, sino para realizar los sueños de Dios en este mundo. Él nos ha hecho capaces de soñar para abrazar la belleza de la vida. Y las obras de misericordia son las obras más bellas de la vida. Las obras de misericordia van precisamente al centro de nuestros sueños grandes. Si tienes sueños de gloria verdadera, no de la gloria del mundo que va y viene, sino de la gloria de Dios, este es el camino. Lee el pasaje del Evangelio de hoy, y piensa en ello. Porque las obras de misericordia dan gloria a Dios más que cualquier otra cosa. Escuchar bien esto: las obras de misericordia dan gloria a Dios más que cualquier otra cosa. Al final seremos juzgados sobre las obras de misericordia.

Pero, ¿desde dónde se parte para realizar sueños grandes? De las grandes decisiones. El Evangelio de hoy también nos habla de esto. De hecho, en el momento del juicio final el Señor se basa en las decisiones que tomamos. Casi parece que no juzga: separa las ovejas de las cabras, pero ser buenos o malos depende de nosotros. Él sólo deduce las consecuencias de nuestras decisiones, las pone de manifiesto y las respeta. Entonces, la vida es el tiempo de las decisiones firmes, fundamentales, eternas. Elecciones banales conducen a una vida banal, elecciones grandes hacen grande la vida. En efecto, nosotros nos convertimos en lo que elegimos, para bien y para mal. Si elegimos robar nos volvemos ladrones, si elegimos pensar en nosotros mismos nos volvemos egoístas, si elegimos odiar nos volvemos furibundos, si elegimos pasar horas delante del móvil nos volvemos dependientes. Pero si optamos por Dios nos volvemos cada día más amados y si elegimos amar nos volvemos felices. Es así, porque la belleza de las decisiones depende del amor: no olvidar esto. Jesús sabe que si vivimos cerrados e indiferentes nos quedamos paralizados, pero si nos gastamos por los demás nos hacemos libres. El Señor de la vida nos quiere llenos de vida y nos da el secreto de la vida: esta se posee solamente entregándola. Y esta es una regla de vida: la vida se posee, ahora y eternamente, sólo dándola.

Es verdad que hay obstáculos que vuelven arduas las elecciones: a menudo el miedo, la inseguridad, los porqués sin respuesta, tantos porqués. Sin embargo, el amor nos pide que vayamos más allá, que no nos quedemos sujetos a los porqués de la vida, esperando que llegue una respuesta del Cielo. La respuesta ha llegado, es la mirada del Padre que nos ama y nos ha enviado el Hijo. No, el amor nos impulsa a pasar de los porqués al para quién, del por qué vivo al para quién vivo, del por qué me pasa esto al para quién puedo hacer el bien. ¿Para quién? No sólo para mí mismo: la vida ya está llena de decisiones que tomamos mirando nuestro beneficio, para tener un título de estudios, amigos, una casa, para satisfacer los propios intereses, los propios pasatiempos. Pero corremos el riesgo de que pasen los años pensando en nosotros mismos sin comenzar a amar. Manzoni nos da un hermoso consejo: «Se debería pensar más en hacer el bien que en estar bien; y así se acabaría estando mejor» (Los novios, cap. XXXVIII).

Pero no sólo las dudas y los porqués son los que debilitan las grandes elecciones generosas, hay muchos más obstáculos, todos los días. Está la fiebre del consumo, que narcotiza el corazón con cosas superfluas. Se encuentra la obsesión por la diversión, que parece el único modo para evadir los problemas, y en cambio sólo pospone los problemas. Hay una fijación en la reclamación de los propios derechos, olvidando el deber de ayudar. Y también está la gran ilusión sobre el amor, que parece algo que hay que vivir a fuerza de emociones, cuando amar es sobre todo: don, elección y sacrificio. Elegir, especialmente hoy, es no dejarse domesticar por la homogeneización, es no dejarse anestesiar por los mecanismos de consumo que desactivan la originalidad, es saber renunciar al aparentar y al mostrarse. Elegir la vida es luchar contra la mentalidad del usar y tirar y del todo y rápido, para conducir la existencia hacia la meta del Cielo, hacia los sueños de Dios. Elegir la vida es vivir, y nosotros hemos nacido para vivir, no para ir tirando. Esto ha dicho un joven como vosotros [el beato Pier Giorgio Frassati]: “Yo quiero vivir, no ir tirando”.

Muchas elecciones surgen cada día en el corazón. Quisiera darles un último consejo para que se entrenen a elegir bien. Si nos miramos dentro, vemos que a menudo nacen en nosotros dos preguntas distintas. Una es: ¿Qué me apetece hacer? Es una pregunta que con frecuencia engaña, porque insinúa que lo importante es pensar en uno mismo y seguir todos los deseos e impulsos que uno tiene. Sin embargo la pregunta que el Espíritu Santo sugiere al corazón es otra: no ¿qué me apetece hacer?, sino ¿qué te hace bien? Aquí está la elección de cada día: ¿Qué quiero hacer o qué me hace bien? De esta búsqueda interior pueden nacer elecciones banales o elecciones de vida, depende de nosotros. Miremos a Jesús, pidámosle la valentía de elegir lo que nos hace bien, para seguir sus huellas en el camino del amor, y encontrar la alegría. Para vivir, no para ir tirando.

[01410-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

A página que acabamos de ouvir é a última do evangelho de Mateus antes da Paixão: antes de nos dar o seu amor na cruz, Jesus transmite-nos as últimas vontades. Diz-nos que o bem que fizermos a um dos seus irmãos mais pequeninos – esfomeados, sedentos, forasteiros, necessitados, doentes, reclusos – será feito a Ele (cf. Mt 25, 37-40). Deste modo o Senhor entrega-nos a lista das prendas que deseja para as núpcias eternas connosco no Céu. São as obras de misericórdia que tornam eterna a nossa vida. Cada um de nós pode interrogar-se: Coloco-as em prática? Faço alguma coisa por quem tem necessidade, ou pratico o bem somente para as pessoas queridas e os amigos? Ajudo alguém que não me pode restituir? Sou amigo duma pessoa pobre? E podíamos continuar com tantas outras perguntas, postas a nós mesmos. «Eu estou ali – diz-te Jesus – espero por ti ali, onde não imaginas e para onde talvez nem quererias olhar: ali… nos pobres». Eu estou ali, onde não vê qualquer interesse o pensamento dominante, segundo o qual a vida vai bem, se for bem para mim. Eu estou ali: diz Jesus também a ti, jovem que procuras realizar os sonhos da vida.

Eu estou ali: disse Jesus, séculos atrás, a um jovem soldado. Era um jovem de dezoito anos, ainda não batizado. Um dia viu um pobre que pedia ajuda às pessoas, sem a obter, porque «todos passavam adiante». E aquele jovem, «vendo que os outros não se sentiam movidos à compaixão, compreendeu que aquele pobre estava reservado para ele». Mas não tinha nada consigo, apenas o seu uniforme de serviço. Então cortou o seu manto e deu metade ao pobre, suportando o riso escarninho de alguns ao redor. Na noite seguinte, teve um sonho: viu Jesus, vestido com a parte do manto com que envolvera o pobre. E ouviu-O dizer: «Martinho cobriu-me com este manto» (cf. Sulpício Severo, Vita Martini, III). São Martinho era um jovem que teve aquele sonho porque o vivera, embora sem o saber, como os justos do Evangelho de hoje.

Queridos jovens, queridos irmãos e irmãs, não renunciemos aos grandes sonhos. Não nos contentemos em fazer apenas o que é devido. O Senhor não quer que restrinjamos os horizontes, não nos quer estacionados nas margens da vida, mas correndo para metas altas, com júbilo e ousadia. Não fomos feitos para sonhar os feriados ou o fim de semana, mas para realizar os sonhos de Deus neste mundo. Ele tornou-nos capazes de sonhar, para abraçar a beleza da vida. E as obras de misericórdia são as obras mais belas da vida. As obras de misericórdia centram-se diretamente nos nossos sonhos grandes. Se tens sonhos de verdadeira glória – não da glória passageira do mundo, mas da glória de Deus –, esta é a estrada. Lê a passagem do evangelho de hoje, reflete nela. Porque as obras de misericórdia dão mais glória a Deus do que qualquer outra coisa. Ouvi isto com atenção: as obras de misericórdia dão mais glória a Deus do que qualquer outra coisa. No fim, é sobre as obras de misericórdia que seremos julgados.

Mas, donde se começa para realizar grandes sonhos? Das opções grandes. Hoje, o Evangelho também nos fala disto. Com efeito, no momento do juízo final, o Senhor baseia-Se nas nossas escolhas. Quase parece que não julga: separa as ovelhas dos cabritos, mas ser bom ou mau depende de nós. Ele limita-Se a tirar as consequências das nossas escolhas, trá-las à luz e respeita-as. Assim a vida é o tempo das escolhas vigorosas, decisivas e eternas. Escolhas banais levam a uma vida banal; escolhas grandes tornam grande a vida. De facto, tornamo-nos naquilo que escolhemos, tanto no bem como no mal. Se escolhemos roubar, tornamo-nos ladrões; se escolhemos pensar em nós mesmos, tornamo-nos egoístas; se escolhemos odiar, tornamo-nos rancorosos; se escolhemos passar horas no telemóvel, tornamo-nos dependentes. Mas, se escolhermos Deus, vamo-nos tornando dia a dia mais amáveis e, se optarmos por amar, tornamo-nos felizes. É assim, porque a beleza das opções depende do amor: não o esqueçais! Jesus sabe que, se vivermos fechados e na indiferença, ficamos paralisados; mas, se nos gastarmos pelos outros, tornamo-nos livres. O Senhor da vida quer-nos cheios de vida e dá-nos o segredo da vida: só a possuímos, se a dermos. Esta é uma regra de vida: a vida só a possuímos – agora e eternamente –, se a dermos.

É verdade que existem obstáculos que tornam difícil escolher: com frequência, são o medo, a insegurança, os porquês sem resposta… tantos porquês. Contudo o amor pede para os ultrapassar, não ficar agarrados aos porquês da vida, esperando que chegue do Céu uma resposta. A resposta chegou: é o olhar do Pai que nos ama e nos enviou o Filho. O amor impele a passar dos porquês ao para quem: do porque vivo, ao para quem vivo; do porquê me acontece isto, ao para quem posso fazer bem. Para quem? Não só para mim; a vida já está cheia de escolhas que fazemos para nós mesmos: ter um diploma, amigos, uma casa; satisfazer os nossos próprios interesses, os nossos passatempos. De facto, corremos o risco de passar anos a pensar em nós mesmos, sem começar a amar. Manzoni deu um bom conselho: «Devia-se pensar mais em fazer bem do que em estar bem; e acabaríamos assim por estar melhor» (I Promessi Sposi, cap. 38).

Mas não temos apenas as dúvidas e os porquês a insidiar as escolhas grandes, generosas; existem muitos outros obstáculos, todos os dias. Há a febre de consumir, que narcotiza o coração com coisas supérfluas. Há a obsessão pelo divertimento, que parece a única via para escapar dos problemas, quando, ao invés, é apenas um adiamento do problema. Há a fixação nos próprios direitos a reivindicar, esquecendo o dever de ajudar. E, depois, há a grande ilusão do amor, que parece algo a ser vivido ao som de emoções, quando amar é principalmente dom, escolha e sacrifício. Sobretudo hoje, escolher é não se fazer domesticar pela homogeneização, é não se deixar anestesiar pelos mecanismos do consumo, que desativam a originalidade, é saber renunciar às aparências e à exibição. Escolher a vida é lutar contra a mentalidade do usa-e-bota-fora e do tudo-e-imediatamente, para orientar a existência rumo à meta do Céu, rumo aos sonhos de Deus. Escolher a vida é viver, e nós nascemos para viver, não para vegetar. Disse-o um jovem como vós [o Beato Pier Giorgio Frassati]: «Eu quero viver, não vegetar».

Todos os dias se apresentam muitas opções no coração. Gostaria de vos dar um último conselho para vos treinardes a escolher bem. Se olharmos dentro de nós, veremos que muitas vezes surgem aí duas perguntas diferentes. A primeira: o que me apetece fazer? É uma pergunta que engana frequentemente, porque insinua que o importante é pensar em si mesmo e satisfazer todos os desejos e impulsos que me vêm. Mas a pergunta que o Espírito Santo sugere ao coração é outra: não aquilo que te apetece, mas aquilo que te faz bem. A opção diária situa-se aqui: escolher entre o que me apetece fazer e o que me faz bem. Desta busca interior, podem nascer escolhas banais ou escolhas vitais. Depende de nós. Olhemos para Jesus, peçamos-Lhe a coragem de escolher o que nos faz bem, de caminhar atrás d’Ele pela via do amor. E encontrar a alegria. Para viver, e não para vegetar.

[01410-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Usłyszeliśmy właśnie ostatnie fragmenty Ewangelii św. Mateusza przed Męką: Jezus zanim ofiaruje nam swoją miłość na krzyżu, przekazuje swoją ostatnią wolę. Mówi, że dobro, które uczynimy jednemu z Jego braci najmniejszych - głodnemu, spragnionemu, cudzoziemcowi, potrzebującemu, choremu, więźniowi - Jemu zostanie uczynione (por. Mt 25, 37-40). W ten sposób Pan przekazuje nam listę darów, których pragnie na wieczne zaślubiny z nami w niebie. To właśnie uczynki miłosierdzia czynią nasze życie wiecznym. Każdy z nas może zadać sobie pytanie: czy wprowadzam je w życie? Czy robię coś dla potrzebujących? A może czynię dobro jednie osobom drogim i przyjaciołom? Czy pomagam komuś, kto nie może mi się odwzajemnić? Czy jestem przyjacielem osoby ubogiej? I tak dalej, wiele pytań, jakie możemy sobie zadawać. „Tam jestem” - mówi tobie Jezus, „czekam na ciebie tam, gdzie sobie tego nie wyobrażasz i gdzie być może nie chcesz nawet spojrzeć, tam w ubogich”. Jestem tam, gdzie nie sięga zainteresowanie dominującej myśli, według której życie jest dobre, jeśli jest dobre dla mnie. Jestem tam, mówi Jezus także do ciebie, młody człowieku, który starasz się realizować życiowe marzenia.

Jestem tam, powiedział Jezus wiele wieków temu do młodego żołnierza. Był jeszcze nieochrzczonym osiemnastolatkiem. Pewnego dnia zobaczył biedaka, który prosił ludzi o pomoc, ale nie otrzymał żadnej, bo „wszyscy go omijali”. I ten młody człowiek, „widząc, że inni nie okazali miłosierdzia, pojął, że ów żebrak dla niego był przeznaczony”. Ale on nie miał nic, oprócz płaszcza wojskowego. Rozciął i jedną część podarował biedakowi, znosząc śmiech niektórych wokół niego. Następnej nocy miał sen: zobaczył Jezusa, przyodzianego w połowę swojego płaszcza, którym okrył biedaka. I usłyszał, jak mówił: «Marcin okrył mnie tą szatą»” (por. Sulpiciusz Sewer, Żywot św. Marcina, III, w: Pisma o św. Marcinie z Tours: żywot, listy, dialogi, przekł. Polikarp Jan Nowak, Kraków 1995, s. 55). Święty Marcin był młodym człowiekiem, który miał ten sen, ponieważ przeżył go, mimo, że o tym nie wiedział, jak sprawiedliwi z dzisiejszej Ewangelii.

Drodzy młodzi, drodzy bracia i siostry, nie rezygnujmy z wielkich marzeń. Nie zadowalajmy się tym, co należne. Pan nie chce, byśmy zawężali nasze horyzonty, nie chce, byśmy stali biernie na poboczach życia, ale byśmy radośnie i śmiało biegli ku wzniosłym celom. Nie jesteśmy stworzeni do marzenia o wakacjach czy weekendach, ale żeby realizować marzenia Boga na tym świecie. Uczynił nas zdolnymi do marzeń, abyśmy opowiedzieli się za pięknem życia. A uczynki miłosierdzia są najpiękniejszymi uczynkami życia. Uczynki miłosierdzia są w samym centrum naszych wielkich marzeń. Jeśli masz marzenia o prawdziwej chwale, nie o chwale świata, która przychodzi i przemija, ale o chwale Boga, to jest właśnie ta droga, którą trzeba pójść. Przeczytaj dzisiejszy fragment Ewangelii i przemyśl go. Ponieważ uczynki miłosierdzia oddają chwałę Bogu bardziej, niż cokolwiek innego. Posłuchajcie tego dobrze: dzieła miłosierdzia oddają chwałę Bogu bardziej, niż cokolwiek innego. Ostatecznie będziemy sądzeni na podstawie dzieł miłosierdzia.

Od czego się jednak zaczyna, aby spełnić wielkie marzenia? Od wielkich decyzji. Także o tym mówi nam dziś Ewangelia. W chwili sądu ostatecznego Pan opiera się bowiem na naszych wyborach. Zdaje się niemal nie osądzać: oddziela owce od kóz, ale to od nas zależy, czy jesteśmy dobrzy, czy źli. Wyciąga jedynie konsekwencje naszych wyborów, wydobywa je na światło dzienne i je respektuje. Życie jest więc czasem silnych, zdecydowanych, wiecznych wyborów. Decyzje banalne prowadzą do banalnego życia, wielkie decyzje czynią życie wielkim. Stajemy się bowiem tym, co wybierzemy, na dobre i na złe. Jeśli postanawiamy kraść, staniemy się złodziejami, jeśli postanawiamy myśleć o samych sobie, staniemy się egoistami, jeśli postanawiamy nienawidzić, staniemy się zacietrzewionymi, jeśli postanawiamy spędzać godziny przed telefonem komórkowym, stajemy się uzależnieni. Ale jeśli wybieramy Boga, stajemy się bardziej miłowani każdego dnia, a jeśli wybieramy miłość, stajemy się szczęśliwi. Jest tak, ponieważ piękno wyborów zależy od miłości – nie zapominajcie o tym. Jezus wie, że jeśli żyjemy zamknięci i obojętni, jesteśmy sparaliżowani, ale jeśli poświęcamy się dla innych, stajemy się wolni. Pan życia chce, byśmy byli pełni życia i daje nam tajemnicę życia: posiadamy je tylko, jeśli ofiarowujemy je innym. To jest reguła życia: posiadamy życie, teraz i w wieczności, tylko wtedy, gdy je dajemy.

To prawda, że istnieją przeszkody, które utrudniają dokonywanie wyborów: często jest to strach, niepewność, pytania „dlaczego?” bez odpowiedzi, liczne „dlaczego?”. Miłość jednak wymaga, byśmy poszli dalej, a nie utkwili przy życiowych „dlaczego?”, czekając na odpowiedź z nieba. Przyszła odpowiedź: to spojrzenie Ojca, który nas kocha i posłał nam swojego Syna. Nie, miłość popycha nas do przejścia od „dlaczego?”, do „dla kogo?”, od „dlaczego żyję?” do, „dla kogo żyję?”, od „dlaczego to mi się przydarza?”, do „komu mogę uczynić dobro?”. Dla kogo? Nie tylko dla mnie: życie jest już pełne wyborów, których dokonujemy dla siebie, aby mieć stopień naukowy, przyjaciół, dom, aby zaspokoić nasze zainteresowania, nasze hobby. Grozi nam jednak, że spędzimy lata myśląc o sobie, nie zaczynając miłować. Manzoni dał dobrą radę: „więcej trzeba myśleć o tym, by dobrze czynić, niż by dobrze się mieć, a tym sposobem najłacniej osiągnie się i to drugie” (Narzeczeni, cz. XXXVIII).

Ale te wielkie, wielkoduszne wybory są podważane nie tylko przez wątpliwości i pytania „dlaczego?”. Jest także wiele innych przeszkód, każdego dnia. To gorączka konsumpcyjna, która odurza serce rzeczami zbędnymi. To obsesja na punkcie rozrywki, która zdaje się być jedynym sposobem na ucieczkę od problemów, a tymczasem jest to tylko odkładanie problemu na później. Istnieje fiksacja na własnych prawach, których należy się domagać, zapominając o obowiązku pomocy. Jest też wielkie złudzenie dotyczące miłości, która zdaje się być czymś, co należy przeżywać z porywami uczuć, podczas gdy miłość jest przede wszystkim darem, wyborem i poświęceniem. Wybierać, zwłaszcza dzisiaj, to nie dać się ujarzmić ujednoliceniom, to nie dać się znieczulić przez mechanizmy konsumpcji, które blokują oryginalność, to umiejętność wyrzeczenia się pozorów i chęci pokazania się. Wybierać życie to walczyć z mentalnością „użyj i wyrzuć” oraz „wszystko i natychmiast”, by ukierunkować życie ku celowi nieba, ku Bożym marzeniom. Żyć to wybierać życie, a my urodziliśmy się, aby żyć, nie by wegetować. Powiedział to pewien młodzieniec jak wy [bł. Pier Giorgio Frassati]: „Chcę żyć, nie wegetować”.

Każdego dnia, przed sercem pojawia się wiele wyborów. Chciałbym wam dać ostatnią radę, byście ćwiczyli się w wybieraniu dobra. Jeśli spojrzymy w nasze wnętrze, zauważymy, że często pojawiają się w nas dwa różne pytania. Jednym z nich jest: na co mam ochotę? To pytanie często zwodzi, ponieważ sugeruje, że ważne jest to, aby myśleć o sobie i zaspokajać wszystkie pragnienia i popędy, jakie się pojawiają. Ale pytanie, które Duch Święty podpowiada sercu, jest inne: nie, na co masz ochotę, lecz co jest dla ciebie dobre? Na tym polega codzienny wybór: na co mam ochotę? czy też: co jest dla mnie dobre? Z tego wewnętrznego poszukiwania mogą wynikać banalne wybory lub wybory życia, to od nas zależy. Spoglądajmy na Jezusa, prośmy Go o odwagę, by wybrać to, co dobre dla nas, byśmy szli za Nim, drogą miłości. By znaleźć radość. By żyć, a nie wegetować.

[01410-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

خلال القدّاس الإلهيّ

في مناسبة عيد يسوع الملك

الأحد 22 نوفمبر / تشرين الثاني 2020

بازليكا القديس بطرس

ما سمعناه للتو هو الصفحة الأخيرة من إنجيل متى قبل آلام الرّبّ يسوع: قبل أن يعطينا يسوع محبته على الصليب، قال لنا ما يريد منا. قال لنا إنّ الخير الذي سنفعله لأحد أصغر إخوته - الجائع، والعطشان، والغريب، والعريان، والمريض، والمسجون – له نصنعه (را. متى 25، 37-40). إنّه يضع بين أيدينا قائمة بالعطايا التي يريدها منا للاحتفال بالعرس الأبدي معنا في السماء. إنّها أعمال الرحمة التي تجعل حياتنا أبدية. قد يسأل كلّ منا: هل أنفذها؟ هل أفعل شيئًا للمحتاج؟ أم أفعل الخير للأحباء والأصدقاء فقط؟ هل أساعد أحدًا لا يستطيع في ما بعد أن يرد لي المساعدة؟ هل أنا صديق لإنسان فقير؟ وهكذا، الكثير من الأسئلة يمكننا طرحها على أنفسنا. يقول لك يسوع: "أنا هناك"، "أنا أنتظرك هناك، حيث لا يمكنك أن تتخيل وحيث ربما لا تريد حتى أن تنظر، هناك في الفقراء". أنا هناك، حيث الفكر السائد هو: الحياة هي على ما يرام إن كانت كذلك لي وغيري لا يهمني. أنا هناك، مع الفقراء، يقول يسوع لك أيضًا، أيّها الشاب الذي تحاول أن تحقق أحلام الحياة.

قال يسوع قبل قرون لجندي شاب: أنا هناك. كان شابًّا عمره ثماني عشرة سنة ولم يكن قد اعتمد بعد. في أحد الأيام رأى الجندي الشاب رجلاً فقيرًا يطلب المساعدة من الناس، ولم يهتم له أحد، بل "الجميع مروا عنه" وتركوه. أما هذا الشاب، "فلما رأى أنْ لم يشفق عليه أحد، فهم أنّ ذاك الفقير حفظه الله" له. ولم يكن معه شيء إلا رداء يرتديه لعمله. فنزع رداءه وقسمه وأعطى نصفه للفقير، وتحمّل سخرية بعض الساخرين من حوله. في الليلة التالية حلِم ورأى في الحلم يسوع مرتديًا نصف الرداء الذي لفَّ به الفقير. وسمعه يقول: "ألبسني مارتينس هذا الثوب" (cfr Sulpicio Severo, Vita Martini, III). كان القديس مارتينس شابًا عندما رأى هذا الحلم لأنّه عاشه، حتى دون أن يعرف، مثل الصالحين في إنجيل اليوم.

أيّها الشباب الأعزاء، أيّها الإخوة والأخوات الأعزاء، لا نتنازلْ عن الأحلام الكبيرة. لا نكتفِ بما هو واجب. لا يريدنا الرّبّ يسوع أن نضّيق آفاقنا، ولا يريدنا أن نقف على أطراف الحياة، بل يريدنا أن نسير نحو أهداف سامية بفرح وجرأة. لم نُخلق لنحلم بالإجازات أو عطلات نهاية الأسبوع، بل لتحقيق أحلام الله في هذا العالم. جعلنا الله قادرين على أن نحلَم لنعانق جمال الحياة. وأعمال الرحمة هي أجمل أعمال الحياة. يجب أن تكون أعمال الرحمة في مركز أحلامنا الكبيرة. إن كنت تحلم بالمجد الحقيقي، وليس بمجد العالم الذي يأتي ويذهب، ولكن بمجد الله، فأنت على الطريق. اقرأ مقطع إنجيل اليوم، وتأمل فيه. لأنّ أعمال الرحمة تُمجِّد الله أكثر من كلّ شيء آخر. أصغوا جيدًا إلى هذا: أعمال الرحمة تُمجِّد الله أكثر من كلّ شيء آخر. وسيُحكم علينا في النهاية على أعمال الرحمة.

ولكن من أين نبدأ من أجل أن نحقق الأحلام الكبيرة؟ من الخيارات الكبيرة. عن هذا أيضًا يكلمنا إنجيل اليوم. في الواقع، في لحظة الدينونة الأخيرة، ينظر الرّبّ يسوع إلى خياراتنا. يبدو وكأنه هو لا يحكم: إنه يفصل فقط الخراف عن الجداء، ولكن أن نكون صالحين أو سيئين، فهذا يعتمد علينا. هو يستخلص فقط نتائج خياراتنا، ويظهرها ويحترمها. إذن الحياة هي وقت الخيارات القوية والحاسمة والأبدية. تؤدي الخيارات المبتذلة إلى حياة مبتذلة، والخيارات الكبيرة تجعل الحياة كبيرة. نحن، في الواقع، نصبح ما نختار، خيرًا أو شرًّا. إذا اخترنا أن نسرق، سنصبح لصوصًا، وإذا اخترنا أن نفكر في أنفسنا، سنصبح أنانيين، وإذا اخترنا أن نكره، سنصبح غاضبين، وإذا اخترنا أن نقضي ساعات أمام الهاتف النقال، سنصبح مدمنين. لكن إذا اخترنا الله، سيزيد قُربُنا من حب الله لنا كل يوم. وإذا اخترنا أن نحب سنصبح سعداء. هذا صحيح، لأنّ حُسن الاختيار يعتمد على المحبة: لا تنسوا هذا. يعرف يسوع أننا إذا عشنا منغلقين وغير مبالين سنظل مشلولين، ولكن إذا بذلنا أنفسنا من أجل الآخرين سنصبح أحرارًا. يريد لنا ربّ الحياة أن نكون ممتلئين بالحياة. وهو يبيّن لنا سرّ الحياة: نمتلئ بالحياة فقط إن أعطينا الحياة. وهذه قاعدة حياة: نمتلئ بالحياة، الآن وإلى الأبد، فقط إن أعطينا الحياة.

صحيح أنّ هناك عقبات تجعل الاختيارات صعبة: مثلًا وغالبًا هو الخوف، وانعدام الأمن، والأسئلة التي تبقى من دون جواب. الكثير من الأسئلة. لكن المحبة تطلب منا أن نذهب أبعد من ذلك، وألّا نبقى معلّقين بالسؤال لماذا منتظرين أن يأتينا الجواب من السماء. الجواب قد وصل: إنّها نظرة الآب هي التي تحبنا وأرسلت الابن إلينا. لا، المحبة تدفعنا إلى أن ننتقل مِن السؤال " لماذا"؟ إلى السؤال "لِمن"؟، مِن السؤال: لماذا أعيش إلى: مِن أجل مَن أعيش، مِن: لماذا يحدث هذا لي، إلى: مِن أجل مَن أستطيع أن أفعل الخير. لِمن؟ ليس فقط مِن أجلي: الحياة مليئة بالفعل بالخيارات التي نتخذها لأنفسنا، للحصول على شهادة، وأصدقاء، وبيت، ولإرضاء اهتماماتنا وهِواياتنا. ونوشك بـأن نقضي سنوات في التفكير في أنفسنا دون أن نبدأ في المحبة. قدم الكاتب مانزوني نصيحة جيدة للشباب: "يجب أن تفكر أكثر في عمل الخير من أن تكون أنت في خير، وبهذه الطريقة سينتهي بك الأمر إلى بلوغ الأحسن" (I Promessi Sposi, cap. XXXVIII).

ولكن ليس هناك فقط الشكوك والتساؤلات التي تحاصر الخيارات السخية الكبيرة. هناك أيضًا العديد من العقبات الأخرى كلّ يوم. هناك حُمَّى الاستهلاك الذي يخدّر القلب بأشياء لا لزوم لها. وهناك هوس المتعة والذي يبدو أنّه السبيل الوحيد للهروب من المشاكل، ولكنه مجرد تأجيل للمشكلة. وهناك التشبث بالمطالبة بحقوقي الخاصة، وأنسى واجب المساعدة. ثم هناك الوهم الكبير عن الحب، والذي يبدو وكأنّه شيء يمكن أن نعيشه بالأحاسيس، بينما الحب هو قبل كلّ شيء عطاء وخيار وتضحية. أن تختار، خاصةً اليوم، هو أن لا تجعل نفسك خاضعًا لتشبه الجميع، ولا يعني أن تترك نفسك تُخدَّر بآليات الاستهلاك التي تلغي الأصالة. أن تختار يعني أن تعرف كيف تتخلى عن المظاهر والظهور. اختيار الحياة هو أن تصارع عقلية الاستهلاك التي تقول: استعمل وارمِ، وأريد كلّ شيء والآن، - من أجل توجيه الوجود نحو رؤية السماء، نحو أحلام الله. اختيار الحياة هو أن تعيش، وقد ولدنا لنعيش وليس لنعيش بدناءة. قال هذا من قبل شاب مثلكم [الطوباوي بيير جورجيو فراساتي]: "أريد أن أعيش، وليس لأن أعيش بدناءة".

كلّ يوم، يواجه القلب خيارات كثيرة. أوّد أن أقدم لكم نصيحة أخيرة حتى تتدربوا على حسن الاختيار. إذا نظرنا إلى داخل أنفسنا، وجدنا سؤالين مختلفين يظهران فينا غالبًا. الأوّل هو: ماذا أحب أن أفعل؟ هذا سؤال يخدعنا، لأنّه يُلْمح إلى أنّ المهم هو أن نفكر في أنفسنا ونستجيب لكلّ الرغبات والاندفاعات فينا. لكن السؤال الذي يقترحه الرّوح القدس على القلب هو سؤال آخر: ليس ماذا تحب؟ لكن ما الذي تجد فيه خيرك؟ هنا يكمن الاختيار اليومي: ما الذي أحب أو ما الذي أجد فيه خيري؟ من هذا البحث في داخلنا، يمكن أن تنشأ خيارات تافهة أو خيارات حياة، وهذا يعتمد علينا. لننظر إلى يسوع، ولنطلب منه الشجاعة لنختار ما يجعلنا صالحين، من أجل السير خلفه في طريق المحبة، فنجد الفرح. من أجل أن نعيش وليس لأن نعيش بدناءة.

[01410-AR.01] [Testo originale: Italiano]

Parole al termine della Santa Messa

Testo in lingua originale

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Testo in lingua originale

Al termine di questa celebrazione eucaristica, saluto cordialmente tutti voi qui presenti e quanti ci seguono attraverso i media. Un saluto particolare va a voi giovani, giovani panamensi e portoghesi, rappresentati da due delegazioni che, tra poco, faranno il significativo gesto del passaggio della Croce e dell’icona di Maria Salus Populi Romani, simboli delle Giornate Mondiali della Gioventù. È un passaggio importante nel pellegrinaggio che ci condurrà a Lisbona nel 2023.

E mentre ci prepariamo alla prossima edizione intercontinentale della GMG, vorrei rilanciare anche la sua celebrazione nelle Chiese locali. Trascorsi trentacinque anni dall’istituzione della GMG, dopo aver ascoltato diversi pareri e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, competente sulla pastorale giovanile, ho deciso di trasferire, a partire dal prossimo anno, la celebrazione diocesana della GMG dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re. Al centro rimane il Mistero di Gesù Cristo Redentore dell’uomo, come ha sempre sottolineato San Giovanni Paolo II, iniziatore e patrono delle GMG.

Cari giovani, gridate con la vostra vita che Cristo vive, che Cristo regna, che Cristo è il Signore! Se voi tacerete, vi assicuro che grideranno le pietre (cfr Lc 19,40).

[01413-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

A la fin de cette célébration eucharistique, je vous salue cordialement vous tous ici présents et tous ceux qui nous suivent à travers les médias. Un salut particulier à vous les jeunes, jeunes panaméens et portugais, représentés par deux délégations qui, dans un instant, feront le geste significatif du passage de la Croix et de l’icône de Marie Salus Populi Romani, symboles des Journées Mondiales de la Jeunesse. C’est un passage important au cours du pèlerinage qui nous conduira à Lisbonne en 2023.

Et pendant que nous nous préparons à la prochaine édition intercontinentale des JMJ, je voudrais relancer aussi sa célébration dans les Eglises locales. Trente-cinq ans après l’institution des JMJ, après avoir écouté divers points de vue et le Dicastère pour les Laïcs, la Famille et la Vie, compétent pour la pastorale des jeunes, j’ai décidé de transférer, à partir de l’année prochaine, la célébration diocésaine des JMJ du Dimanche des Rameaux au Dimanche du Christ Roi. Le Mystère de Jésus Christ Rédempteur de l’homme demeure au centre, comme l’a toujours souligné Saint Jean Paul II, initiateur et patron des JMJ.

Chers jeunes, criez par votre vie que le Christ vit, que le Christ règne, que le Christ est le Seigneur! Si vous vous taisez, je vous assure que les pierres crieront (cf. Lc 19, 40).

[01413-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

 

At the end of this Eucharistic celebration, I cordially greet all of you present and all those who join us through the media. A special greeting goes to the Panamanian and Portuguese young people, represented by the two delegations that will shortly take part in the significant ceremony of the passage of the Cross and the icon of Our Lady Salus Populi Romani, the symbols of the World Youth Days. This is an important step in the pilgrimage that will lead us to Lisbon in 2023.

And as we prepare for the next intercontinental edition of WYD, I would also like to renew its celebration in the local Churches. Thirty-five years after the establishment of WYD, after listening to various opinions and consulting the Dicastery for the Laity, the Family and Life, which is responsible for youth ministry, I have decided, beginning next year, to transfer the diocesan celebration of WYD from Palm Sunday to Christ the King Sunday. The centre of the celebration remains the Mystery of Jesus Christ the Redeemer of Man, as Saint John Paul II, the initiator and patron of WYD, always emphasized.

Dear young people, cry out with your life that Christ lives, that Christ reigns, that Christ is the Lord! If you keep silent, I tell you the very stones will cry out! (cf. Lk 19:40).

[01413-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Am Ende dieser Eucharistiefeier grüße ich herzlich die hier Anwesenden und alle, die über die Medien teilnehmen. Einen besonderen Gruß richte ich an euch junge Freunde, an die Jugendlichen Panamas und Portugals, die durch zwei Delegationen vertreten sind; diese werden in Kürze die bedeutungsvolle Geste der Weitergabe des Kreuzes und der Marienikone Salus Populi Romani – Symbole der Weltjugendtage – vollziehen. Es ist ein wichtiger Schritt auf dem Pilgerweg, der uns 2023 nach Lissabon führen wird.

Und während wir uns auf die nächste die Kontinente übergreifende Veranstaltung des Weltjugendtags vorbereiten, möchte ich auch seine Feier in den Ortskirchen wieder lancieren. Fünfunddreißig Jahre nach der Einführung des Weltjugendtags habe ich nach Anhörung verschiedener Meinungen und des für die Jugendarbeit zuständigen Dikasteriums für die Laien, die Familie und das Leben beschlossen, die diözesane Feier des Weltjugendtags ab dem nächsten Jahr vom Palmsonntag auf den Christkönigssonntag zu verlegen. Im Mittelpunkt bleibt das Geheimnis Jesu Christi, des Erlösers des Menschen, wie der heilige Johannes Paul II., der Initiator und Patron des Weltjugendtags, stets betont hat.

Liebe junge Freunde, schreit es mit eurem Leben heraus, dass Christus lebt, dass Christus herrscht, dass Christus der Herr ist! Wenn ihr schweigt, ich versichere euch, dann werden die Steine schreien! (vgl. Lk 19,40).

[01413-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Al final de esta celebración eucarística, saludo cordialmente a todos los presentes y a todos los que nos siguen a través de los medios de comunicación. Dirijo un saludo especial a vosotros los jóvenes, los jóvenes de Panamá y Portugal, representados por las dos delegaciones que en breve harán el significativo gesto del paso de la Cruz y del icono de la Virgen María, Salus Populi Romani, símbolos de las Jornadas Mundiales de la Juventud. Es un paso importante en la peregrinación que nos llevará a Lisboa en el año 2023.

Y mientras nos preparamos para la próxima jornada intercontinental de la JMJ, también me gustaría relanzar su celebración en las Iglesias locales. Treinta y cinco años más tarde de la creación de la JMJ, después de haber escuchado diferentes opiniones y al Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida, competente en la pastoral juvenil, he decidido trasladar la celebración diocesana de la JMJ del Domingo de Ramos al Domingo de Cristo Rey, a partir del próximo año. En el centro permanece el Misterio de Jesucristo Redentor del hombre, como siempre evidenció san Juan Pablo II, iniciador y patrono de la JMJ.

Queridos jóvenes: ¡Griten con sus vidas que Cristo vive, que Cristo reina, que Cristo es el Señor! ¡Si ustedes callan, os aseguro que las piedras gritarán! (cf. Lc 19,40).

[01413-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

No final desta celebração eucarística, saúdo cordialmente a todos vós aqui presentes e quantos nos acompanham através dos meios de comunicação social. Dirijo uma saudação particular a vós jovens, jovens panamenses e portugueses, aqui representados por duas delegações que, em breve, realizarão o gesto significativo da passagem da Cruz e do Ícone de Maria Salus Populi Romani, símbolos das Jornadas Mundiais da Juventude. É um passo importante na peregrinação que nos levará a Lisboa, em 2023.

E enquanto nos preparamos para a próxima edição intercontinental da JMJ, gostaria de relançar também a sua celebração nas Igrejas locais. Passados trinta e cinco anos da instituição da JMJ, depois de ter ouvido o parecer de várias pessoas e o Dicastério para os Leigos, a Família e a Vida, que é competente no que se refere à pastoral juvenil, decidi transferir, a partir do próximo ano, a celebração diocesana da JMJ do Domingo de Ramos para o Domingo de Cristo Rei. No centro, continua a estar o Mistério de Jesus Cristo Redentor do homem, como sempre destacou São João Paulo II, iniciador e patrono da JMJ.

Queridos jovens, gritai com a vossa vida que Cristo vive, que Cristo reina, que Cristo é o Senhor! Se vos calardes, garanto-vos que gritarão as pedras! (cf. Lc 19, 40).

[01413-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Na zakończenie obecnej celebracji eucharystycznej serdecznie pozdrawiam was wszystkich tu obecnych i tych wszystkich, którzy łączą się z nami za pośrednictwem mediów. Specjalne pozdrowienia kieruję do was młodzi, do młodzieży z Panamy i Portugalii, reprezentowanej przez dwie delegacje, które wkrótce wykonają znaczący gest przekazania krzyża i ikony Maryi Salus Populi Romani, symboli Światowych Dni Młodzieży. Jest to ważny krok w pielgrzymce, która zaprowadzi nas do Lizbony w 2023 roku.

A gdy przygotowujemy się do kolejnego międzykontynen talnego spotkania Światowych Dni Młodzieży, chciałbym również przypomnieć o jego obchodach w Kościołach lokalnych. Trzydzieści pięć lat po ustanowieniu Światowych Dni Młodzieży, po wysłuchaniu różnych opinii oraz Dykasterii ds. Świeckich, Rodziny i Życia, kompetentnej w zakresie duszpasterstwa młodzieży, postanowiłem przenieść diecezjalne obchody Światowych Dni Młodzieży z Niedzieli Palmowej na Niedzielę Chrystusa Króla, począwszy od przyszłego roku. W centrum pozostaje tajemnica Jezusa Chrystusa Odkupiciela Człowieka, jak zawsze podkreślał św. Jan Paweł II, inicjator i patron Światowych Dni Młodzieży.

Drodzy młodzi, wołajcie swoim życiem, że Chrystus żyje, że Chrystus króluje, że Chrystus jest Panem! Jeśli będziecie milczeli, zapewniam was, że kamienie wołać będą! (por. Łk 19, 40).

[01413-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

كلمة قداسة البابا في نهاية القدّاس الإلهي

في نهاية هذا القدّاس الإلهيّ، أحيّي بحرارة جميع الحاضرين هنا وكلّ من يتابعنا عبر وسائل الإعلام. وأوجّه تحيّة خاصّة إلى شبيبة باناما والبرتغال، الممثَّلين هنا بوفدين سوف يقومان بعد قليل بعملية تسليم الصليب وأيقونة العذراء مريم خلاص الشعب الروماني، اللذين هما رمز اليوم العالمي للشبيبة. وهي خطوة مهمّة في مسيرة الحجّ التي ستقودنا إلى لشبونة في عام 2023.

وبينما نستعدّ لليوم العالمي القادم للشبيبة الذي سوف يجمع بين القارات كافّة، أودّ أيضًا أن أعيد إطلاق الاحتفال به في الكنائس المحلّية. بعد مرور خمسة وثلاثين عامًا على تأسيس اليوم العالمي للشبيبة، وبعد الاستماع إلى آراء مختلفة وإلى الدائرة الفاتيكانية التي تهتمّ بشؤون العلمانيّين والأسرة والحياة، المختصّة براعوية الشباب، قرّرت، بدءًا من العام المقبل، أن أنقل الاحتفالَ الأبرشيّ باليوم العالميّ للشبيبة من يوم أحد الشعانين إلى يوم أحد المسيح الملك. ويبقى في المحور سرّ يسوع المسيح مخلّص البشر، كما أكّد دومًا القدّيس يوحنا بولس الثاني، مؤسّس وشفيع اليوم العالمي للشبيبة.

أيها الشبيبة الأعزّاء، أعلِنوا بقوّة من خلال حياتكم أن المسيح يحيا ويملك، وأن المسيح هو الربّ! فلو سَكَتم أنتم، لَهَتَفَتِ الحِجارَة! (را. لو 19، 40).

[01413-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0603-XX.02]