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Synod23 – 1ª Congregazione Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 04.10.2023


Saluto di Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sedrak

Relazione dell’Em.mo Card. Mario Grech

Relazione dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

 

 

Alle ore 16.15 di questo pomeriggio, alla presenza del Santo Padre Francesco, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, è iniziata la 1a Congregazione Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” (4-29 ottobre 2023).

Pubblichiamo di seguito il Saluto di Sua Beatitudine Rev.ma Ibrahim Isaac Sedrak, Presidente Delegato, Patriarca di Alessandria dei Copti, Capo del Sinodo della Chiesa Copta Cattolica (Egitto); la Relazione dell’Em.mo Card. Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo; e la Relazione dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I., Arcivescovo di Luxembourg, Relatore Generale:

Saluto di Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sedrak

Santo Padre,

Cari Beatitudini, Eminenze, Eccellenze, Cari sorelle e fratelli,

Il Signore Gesù Cristo continua a mostrare il suo amore per la Chiesa, ispirandole in questo tempo storico un sinodo per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione. A nome di tutto il popolo di Dio e noi, qui riuniti oggi in questa assemblea sinodale, le porgo i miei più vivi saluti fraterni. La ringraziamo perché con la celebrazione di questo sinodo ci regala la gioia d’incontrarci e di camminare insieme.

Siamo giunti dopo un cammino lungo, di due anni a questa 16ma assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi. Dobbiamo confessarLe santità, che all’inizio non è stato facile. Molti fra noi si sono sentiti un po’ disorientati, non solo per la nuova modalità con cui abbiamo vissuto l’esperienza del sinodo ma anche perché la sinodalità tocca la vita della Chiesa, e parlare della vita non è facile.

Nei sinodi precedenti percorrevamo strade già conosciute, avevamo delle linee guida generali già pronte. Ma questa volta, l’assemblea sinodale è stata preparata da una consultazione del popolo di Dio, di ogni singolo battezzato, ognuno secondo il proprio carisma, in modo ancora più vivo, reale e concreto.

Inoltre il nucleo centrale è stato: camminare insieme, ascoltare e discernere cosa ci dice lo Spirito Santo, senza nessun itinerario, o percorso prestabilito. Scoprendo insieme, giorno per giorno la via da percorrere.

Per questo, se da un lato non è stato facile dall’altro la preparazione del sinodo è stata una esperienza fantastica grazia allo Spirito Santo, che ci ha fatto già sperimentare e vivere la sinodalità ancor prima di discuterne.

Abbiamo ricominciato a scoprire l’importanza del camminare insieme, dell’ascolto reciproco, della preghiera comune per discernere l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa e nel mondo.

Dall’ascolto è poi scaturita in noi la grazia di un sincero riconoscimento del bisogno di una conversione permanente, che ci ricorda che non sono le nostre strutture o noi stessi il punto di riferimento, dell’azione e dell’opera salvifica di Dio, ma è Cristo, che per mezzo del suo Spirito Santo, ci libera dalle nostre schiavitù, paure, isolamenti e ci dona la grazia di sperimentare la pienezza della vita e dell’amore.

Il mondo attende da noi la testimonianza di Cristo risorto, della vita e della speranza. Sia dunque la centralità di Cristo il filo conduttrice di questo Sinodo. Sia Lui l’Alfa e l’Omega delle nostre discussioni, sia Lui la luce che illumini i nostri dibattiti, sia Lui la meta finale di ogni nostro sforzo. Solo così il Sinodo riuscirà a raggiungere i suoi stessi obbiettivi.

Chiediamo dunque al Signore, che conosce i nostri cuori ed i bisogni della Sua Chiesa, di manifestarci la Sua santa volontà, di concederci il coraggio di camminare insieme ed essere disponibile a lasciare che lo Spirito purifichi le nostre idee ed ambizioni.

Impariamo da Maria “Madre di Dio e della Chiesa” che l’unica via per raggiungere i nostri obbiettivi è quella indicata da Lei stessa, ossia metterci in ascolto di Cristo e “fare tutto quel che Egli ci dirà” (cfr. Gv 2, 5). Maria, guidi i nostri passi e sia in mezzo a noi come lo è stata con i primi discepoli.

Grazie.

[01518-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Relazione dell’Em.mo Card. Mario Grech

Ecco com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!

È come olio prezioso versato sul capo

che scende sulla barba, la barba di Aronne,

che scende sull’orlo della sua veste. […]

Perché là il Signore manda la benedizione,

la vita per sempre. (Sal 133, 1-3)

Come le tribù di Israele che salgono al monte Sion (cfr Sal 121), noi siamo arrivati da tutte le Chiese sparse nel mondo, per lodare il nome del Signore. Dopo la prima fase del Sinodo, celebriamo questa Assemblea generale per offrire il nostro contributo affinché tutti nella Chiesa diventiamo «discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano» (EG, 24). Qualche settimana fa, mia madre mi ha chiesto perché “perdo” tanto tempo negli uffici della Segreteria se questo non mi aiuta a predicare il Vangelo! Aveva ragione! E non voglio dimenticare questa sua domanda neppure ora che siamo chiamati a sostare dinamicamente in preghiera e ascolto per un mese intero.

Oggi la Chiesa si trova ad un bivio e la sfida urgente strettamente parlando non è di natura teologica o ecclesiologica, ma come in questo momento della storia la Chiesa possa diventare segno e strumento dell’amore di Dio per ogni uomo e donna. Santa Caterina da Siena nel suo Dialogo, dove esprime anche il suo desiderio per la “reformazione” della Chiesa, riporta queste parole che ha ricevuto dal Signore: «voglio essere servito da voi con cose infinite e infinito altro non avete se non l’affetto» (XCII). L’amore di Dio è il farmaco che può guarire l’umanità ferita di oggi e in quanto Chiesa la nostra missione è di essere segno di questo amore.

Conclusa la prima fase, possiamo dire che lungo il cammino è cresciuto il nostro vigore (cfr Sal 84,8) non solo perché abbiamo incontrato un popolo fedele, popolo santo di Dio che veramente ama Gesù e la sua Chiesa, ma anche perché è emerso che tante persone, anche tra quelle «battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo» (Benedetto XVI, Omelia, 28 ottobre 2012), sono in ricerca del senso della vita e della gioia, e implorano la Chiesa perché mostri loro il volto bello e misericordioso di Gesù. È cresciuto il nostro vigore anche perché in questo percorso sinodale, nonostante non sia stato sempre tutto facile e non siano mancate difficoltà e incomprensioni, siamo stati educati all’esperienza sinodale del «camminare insieme».

In questi due anni ho incontrato Pastori e comunità ecclesiali che all’inizio erano diffidenti ma dopo aver fatto questa esperienza ed aver riscontrato la presenza di Gesù tra i fratelli e le sorelle che si vogliono bene (cfr Mt 18,20), oggi lodano il Signore per questo dono della sinodalità. Ho riscontrato questo anche in ambienti remotissimi, come tra la popolazione K’iche’.

Tutta la Chiesa e tutti nella Chiesa hanno avuto l’opportunità di partecipare al processo sinodale, ciascuno «secondo la misura del dono di Cristo» (Ef 4,7). Oggi possiamo attestare quanto sia vera la visione di Chiesa che Papa Francesco ha proposto nel discorso in occasione del 50° anniversario del Sinodo dei Vescovi: «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto…» (Francesco, Discorso nel 50° del Sinodo, 17 ottobre 2015).

Abbiamo un corpo di testi che scandiscono le tappe del processo sinodale finora compiuto e rendono manifesta la crescita, di tappa in tappa in uno stile e di una forma sinodali di Chiesa. Se i documenti pubblicati rimandano ai momenti nei quali il Popolo di Dio e i suoi Pastori hanno vissuto un’esperienza intensa di sinodalità, a maggior ragione questa Assemblea è chiamata oggi a essere per la Chiesa segno forte di sinodalità, in ascolto della Parola di Dio, alla luce della Tradizione, per capire la volontà di Dio per l’oggi. Per il fatto di essere celebrata a Roma, presso «la cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale di carità» (LG 13), la nostra Assemblea è come la città posta sul monte, la lampada posta sul candelabro perché faccia luce a quelli che sono nella casa (cfr Mt 5,14-15).

Qui più che altrove deve rendersi evidente quanto afferma Giovanni Crisostomo: «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» (Esplicatio in Ps. 149, PG 55, 493). Anche se questa Assemblea non può essere considerata una ripresentazione piena della Chiesa perché non riunisce in Sinodo tutto il Collegio dei Vescovi, è però una manifestazione evidente della communio ecclesiale che assume, come dice Praedicate Evangelium, «il volto della sinodalità» (PE 4).

Qui appare l’unità dell’episcopato intorno al Vescovo di Roma, «perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi che della moltitudine dei fedeli» (LG 23). San Paolo VI ha istituito il Sinodo dei Vescovi come organismo in grado di realizzare la partecipazione dell’episcopato cattolico alla sollecitudine per tutta la Chiesa. Proprio alla seconda fase, quella che Episcopalis communio qualifica come «celebrativa» (EC, art. 4), spetta una funzione più diretta di consiglio, nella quale, «i Vescovi agiscono come autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa, che devono saper attentamente distinguere dai flussi spesso mutevoli dell’opinione pubblica» (Francesco, Discorso nel 50° del Sinodo, 17 ottobre 2015).

Qui appare la Chiesa come communio Ecclesiarum. Anche se non sono presenti tutti i vescovi, che sono «visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese» (LG 23), il fatto che la gran parte dei Pastori sia nominata dalle Conferenze episcopali mostra il vincolo strettissimo di questa Assemblea con le Chiese particolari e i loro raggruppamenti. Tale vincolo conferma che il processo sinodale si fonda sul principio della «mutua interiorità» tra Chiesa universale e Chiese particolari. In questa logica di circolarità continua, il discernimento richiesto a questa Assemblea non è un atto isolato dal processo sinodale, ma strettamente legato alla consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari e ai successivi momenti di discernimento nelle Conferenze episcopali, nelle Strutture gerarchiche delle Chiese orientali cattoliche sui iuris e nelle Assemblee continentali. Già nel 1973 Yves Congar scrisse che la teologia e il diritto canonico “d’ora in poi bisognerà coltivarle di più dal punto di vista del popolo di Dio e eventualmente dall’episcopato e dalle Chiese locali” (Infallibilità e indefettibilità, in: Ministeri e comunione ecclesiale, Bologna 1973, p. 157). Per comprendere questa logica di circolarità, basta ricordare che l’Instrumentum laboris sul quale ci confronteremo è frutto di questo «dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa» (Francesco, Discorso nel 50° del Sinodo, 17 ottobre 2015); in questo dinamismo si è reso evidente come la Chiesa una e unica esiste nelle e a partire dalle Chiese particolari (cfr LG 23). La seconda fase del Sinodo, che si apre con questa Assemblea, è chiamata a mostrare la Chiesa come una e unica, la Ecclesia tota, nella quale la ricchezza e varietà di doni, carismi, ministeri, vocazioni si traduce in ascolto reciproco, in dono dato e ricevuto, fino a poter sperimentare anche oggi «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32).

Qui appare anche l’unità del Popolo di Dio con i suoi Pastori. Per la prima volta, infatti, sono presenti sorelle e fratelli non insigniti del munus episcopale: laiche e laici, religiose e religiosi, diaconi e presbiteri che non sono più “eccezioni alla norma”, ma membri a pieno titolo dell’Assemblea. Essi sono qui non perché rappresentino il Popolo di Dio: benché il numero 70 evochi per l’uomo biblico la totalità dei popoli, nessuna delegazione potrebbe mai rappresentare in modo adeguato la totalità del Popolo di Dio, soggetto del sensus fidei. Ma queste sorelle e questi fratelli ci ricordano con la loro stessa presenza l’unità del processo sinodale: per questo la loro partecipazione è piena, quali membri effettivi dell’Assemblea.

Se vivremo tutto questo, l’Assemblea sarà per la Chiesa tutta una immagine esemplare della «plebs adunata de unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti» (LG 4; «un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»), segno di unità che indica ai credenti di tornare ad essere quella comunità descritta negli Atti degli Apostoli che, memore dell’evento Pasquale, instancabilmente e insieme semina il Vangelo.

In analogia a quanto dice il concilio della Chiesa come sacramento (cfr LG 1), anche questa Assemblea è chiamata in certo qual modo ad essere segno e strumento. Nella sua fisionomia sinodale, l’Assemblea può essere segno visibile di communio, principio che regola la vita ecclesiale a tutti i livelli – communio fidelium, communio Ecclesiarum, communio hierarchica. Per contro, come ci ricorda il Santo Padre, «quando si formano schieramenti […], quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori […] allora si sceglie la parte, non il tutto» (Francesco, Omelia, 4 giugno 2017). Chiediamo allo Spirito che le differenze di vocazioni, ministeri e stati di vita, la ricchezza di doni e carismi, la diversità armonica, siano al servizio dell’unità dell’Assemblea. In questo modo l’Assemblea sarà segno. E sarà anche strumento più capace del servizio che è chiamata a rendere alla Chiesa e al mondo.

Nessuno di quanti siamo qui oggi – Membri, Delegati Fraterni, Invitati Speciali, Esperti e Facilitatori, Staff della Segreteria – è presente a titolo personale. Cum et sub Petro, siamo qui per continuare l’ascolto intorno all’interrogativo di fondo che ha sostenuto tutto il processo sinodale: «…quali passi lo Spirito ci invita a compiere come Chiesa sinodale?» (DP 2). Spetta a questa Assemblea interrogarsi – a livello universale – sul “camminare insieme” della Chiesa, nella certezza che «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Francesco, Discorso nel 50° del Sinodo, 17 ottobre 2015).

Perciò, buon cammino e buon ascolto!

[01515-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Relazione dell’Em.mo Card. Jean-Claude Hollerich, S.I.

 

Testo in lingua originale

Traduzione in lingua italiana

 

Testo in lingua originale

Holy Father,

Beatitudes,

Your Eminencies, Your Excellencies,

dear brothers and sisters,

The setting of this aula might seem unusual to many of you. So, let me start with a reflection on this place.

We are not sitting in hierarchical order but at round tables, which is a way to foster genuine sharing and authentic discernment. The aula is not arranged in this way for practical reasons or because of a decision by the Secretariate of the Synod. It mirrors the experience of the people of God along the synodal path that started in 2021. Both the order in which we sit and the Instrumentum laboris are the fruit of this synodal experience and help us discern which way God is asking us to go.

The Synod process the whole Church has gone through since 2021 is the constant reference point for our work during this Assembly. Bishops who were not very active in the process but have been elected by their Conferences to this 16th General Ordinary Assembly of the Synod of Bishops may face challenges at the beginning. On the other hand, there are the members who are not bishops. Many among them were particularly involved in the Continental Stage of this Synod and are called to testify their experience.

Round tables also remind us that none of us is a star in this Synod. The protagonist is the Holy Spirit, and only with a heart fully open to the Spirit’s guidance will we be able to respond to the call we have received as Synod members. Speaking about the Holy Spirit does not mean we forget our focus on Christ. On the contrary, the Holy Spirit makes Christ present among us here, as he did in the Eucharist we have celebrated together. God the Father, through the Holy Spirit, brings us into communion with Christ crucified and risen.

The Church is the people of God, walking through history, with Christ in her midst. It is only normal that there is a group walking at His right, another at His left, while some run ahead and others lag behind. When each of these groups looks at Christ our Lord, together with Him they cannot help but see the group that is doing the opposite: those walking on the right will see those walking on the left, those running ahead will see those lagging behind. In other words, the so-called progressive cannot look at Christ without seeing the so-called conservatives with Him and vice-versa. Nevertheless, the important thing is not the group to which we seem to belong to, but walking with Christ within His Church.

This Church is not made up of only the ordained, bishops, priests and deacons, but by all the baptized who participate in the mission that our Lord Jesus Christ entrusted to Her. Therefore, mission plays a key role in the notion of synodality. In order to grasp the reality of the mission of the Church we need to broaden our vision, from this aula to the whole world.

The world suffers in pain, the earth, our mother and sister, is crying and so are the poor. The Holy Father could not be more vocal in spelling out the evils plaguing our world: climate change – thank you Holy Father for the new exhortation Laudate Deum –, migration, so many wars, extreme polarization in society and also within the Church, and a consumeristic lifestyle which in the end seems to deny the existence of God. Millions of people are suffering. Sound sociological, political and economic analyses are necessary, and generous commitment is necessary. However, no analysis or commitment can succeed if we do not recognise that sin is the root of these evils. This is why the Holy Father is so vocal in calling us to conversion, a conversion which changes our daily behaviour.

This is the context in which the Church receives the call to become more and more synodal. We do not start from scratch. We already have a rich theological tradition on synodality, and we have the magisterium of many Popes, and now also the deep teaching of Pope Francis.

We are called to learn the grammar of synodality. Just like the grammar of our languages changes as they develop, so does the grammar of synodality: it changes with time. Therefore, reading of the signs of our time should help us discover a grammar of synodality for our time. In grammar there are some basic rules which never change. For us, these are the rules of Catholicity, such as the dignity stemming from Baptism; the role of Peter in the Church; episcopal collegiality; ordained ministry, the common priesthood of the faithful and their interrelation (cf. Lumen gentium, n. 10). With these fundamental elements of our Catholic grammar, we have to find the way to express the new insights the Holy Spirit gives us.

While working to accomplish this task we have always to keep in mind that a Synod is not a Parliament! In Parliament, politicians discuss text A proposed by the majority. The opposition then proposes text B. In the best cases, some points of B will be integrated into A… at least until new elections may swap positions. But, in any case, it is a narrow majority who decides what the whole population has to accept. Some will feel that they have won, other that they have lost. And they will try to resist.

We have one text to start from: the Instrumentum laboris. It is the fruit of the synodal process which has involved the whole People of God. The process is not finished; it is now entrusted to our discernment. It should not be a battle between position A and B. Through genuine discernment, the Holy Spirit opens our minds and our hearts to new positions, leaving A and B behind!

Having considered what our work is not - a parliamentary debate - it is good to be clear about what it is: a common work of discernment. Just like the layout of the aula, the time we will spend together is organised in such a way as to facilitate our work. We have already experienced a fundamental moment: the retreat that opened the Assembly. We cannot discern together without praying together. This is why I invite everyone to keep the inner disposition and fruits of the retreat in their hearts. To help us do this, over the coming weeks we will experience other moments of common spirituality, and each day we can celebrate the Eucharist together next door, in St. Peter's Basilica, in the morning, before the beginning of our sessions.

You already know a lot about the organisation of the work during the coming weeks, because you received information about it from the General Secretariat in August. In brief, our work will be divided into five modules. The first four will be devoted to discernment on the issues proposed in the Instrumentum laboris, following the order of its parts (Sections A, B1, B2, B3) and using the Worksheets prepared for this purpose. The one for the work on Section A, which we are beginning today, was distributed to you in Sacrofano. You can find the others in the Instrumentum laboris. The final module will instead be devoted to the discussion and approval of the synthesis report, which we will then hand over to the Holy Father.

Each module will see the alternation of moments in plenary assembly, the General Congregations, and group work, or Circuli Minores. In this way, our discernment will benefit both from the deepening made possible by working in small groups, and from the dialogue on a universal scale that is the characteristic and the privilege of an Assembly such as ours.

In continuity with the journey of the People of God over the past two years, the work in the Circuli Minores will follow the method of conversation in the Spirit. I will not dwell on an explanation of this because we have already experienced it in Sacrofano in the work that took place in the afternoons. Instead, I would like to take this opportunity to thank the facilitators, whose vigilance over the method and respect for time-keeping allows us to concentrate on the questions that are the subject of our discernment. I would like to include here my thanks to the experts, who will have the certainly demanding task of progressively synthesising the fruits of the work of the Circuli Minores and the General Congregations in view of the drafting of the synthesis report on which we will work in the concluding module.

One of the strengths of the method of conversation in the Spirit is that it allows the expression of everyone's point of view, enhancing consonances without neglecting differences, but above all discouraging polarisations and polemics. As the Holy Father wrote recently, “In the conversation in the Spirit we find a way of participation oriented towards communion and renewal of mission, which encourages the participation of all and welcomes in communion and unity the great diversity that we are1.” It aims to build consensus without dividing into factions or crushing into uniformity. In this way it fosters the passage from listening to one another to listening to the Spirit. As the Instrumentum laboris explains, “The interior traces that result from one’s listening to sisters and brothers are the language with which the Holy Spirit makes his own voice resound. The more each participant has been nourished by meditation on the Word and the Sacraments, growing in familiarity with the Lord, the more he or she will be able to recognise the sound of His voice (cf. Jn 10:14.27), assisted also by the accompaniment of the Magisterium and theology” (n. 38). Within this framework, the meaning of the consensus reached also changes. For example, at the end of each module, after the work in groups and the discussion in plenary, each of the Circuli Minores will be called upon to draw up a Report of the work done, expressing what there is agreement on, but also any differences or questions on which to continue reflection. On this Report, the group will be called upon to express a consensus, which is first and foremost the recognition that it faithfully represents the work carried out together, with the respect for each person that the profound listening envisaged by the method requires and at the same time encourages. For these reasons, the method of conversation in the Spirit seems particularly suited to the objective and style of this Assembly.

My heartfelt hope is that during this month’s work we can develop a road map for the following year, that we will then entrust to the Holy Father. Ideally this road map should indicate where we feel consensus has been reached among us and above all within the People of God, laying down possible steps to undertake as a response to the voice of the Spirit. But it should also say where deeper reflection is needed and what could help that process of reflection.

Thank you for accepting the call to be members of this Assembly. Thank you for your trust in the Holy Spirit, thank you for your readiness to listen to one another as children of the same Father, brothers and sisters in Christ.

__________________

1 Pope Francis, “Prólogo”, in Guerrero Alves J. A. – Martín López O., Conversación espiritual, discernimiento y sinodalidad, Editorial Sal Terrae, Maliaño (Cantabria), 2023, p. 10. [Original Spanish text: En la conversación en el Espíritu encontramos una vía de participación orientada a la comunión y renovación de la misión, que alienta la participación de todos y acoge en la comunión y en la unidad la gran diversidad que somos]

[01516-EN.01] [Original text: English]

Traduzione in lingua italiana

Santo Padre,

Beatitudini,

Eminenze, Eccellenze,

cari fratelli e sorelle,

La disposizione di quest’aula probabilmente risulta strana per molti di voi. Per questo comincio proprio con una riflessione su questo luogo.

Non siamo seduti in ordine gerarchico, ma attorno a tavoli rotondi, così da favorire la vera condivisione e l’autentico discernimento. L’aula non è disposta in questo modo per ragioni pratiche o per una decisione della Segreteria del Sinodo, ma per rispecchiare l’esperienza del popolo di Dio nel cammino sinodale iniziato nel 2021. Sia la disposizione dei posti a sedere sia l’Instrumentum laboris sono il frutto di questa esperienza sinodale e ci aiutano a discernere la strada che Dio ci chiede di percorrere.

Il processo sinodale che tutta la Chiesa ha attraversato dal 2021 è il punto di riferimento costante per il nostro lavoro durante questa Assemblea. I vescovi che non sono stati molto attivi nel processo, ma che sono stati eletti dalle loro Conferenze a questa 16ª Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, probabilmente dovranno fare un po’ di fatica all’inizio. Tuttavia ci sono anche i membri non vescovi. Molti di loro sono stati particolarmente coinvolti nella tappa continentale del Sinodo e sono chiamati a testimoniare la loro esperienza.

I tavoli rotondi ci ricordano anche che nessuno di noi è protagonista del Sinodo. Lo Spirito Santo è il protagonista e solo con un cuore pienamente disponibile a essere guidato dallo Spirito potremo rispondere alla chiamata che abbiamo ricevuto come membri del Sinodo. Parlare dello Spirito Santo non significa dimenticare che i nostri occhi sono puntati su Cristo. Al contrario, lo Spirito Santo rende Cristo presente qui tra noi, come ha fatto nell’Eucaristia che abbiamo celebrato insieme. Dio Padre, attraverso lo Spirito Santo, ci mette in comunione con il Signore crocifisso e risorto.

La Chiesa è il popolo di Dio che cammina nella storia con Cristo al centro. È normale che ci sia un gruppo che cammina alla sua destra, un altro alla sua sinistra, mentre alcuni corrono avanti e altri restano indietro. Quando ognuno di questi gruppi guarda verso il Signore, insieme a Lui non può fare a meno di vedere il gruppo che occupa la posizione opposta: chi cammina a destra ve chi cammina a sinistra, chi corre avanti vede chi resta indietro. In altre parole, i cosiddetti progressisti non possono guardare Cristo senza vedere insieme a Lui i cosiddetti conservatori e viceversa. Tuttavia, l’importante non è il gruppo a cui sembriamo appartenere, ma camminare con Cristo all’interno della Sua Chiesa.

Questa Chiesa non è composta solo dai ministri ordinati – vescovi, sacerdoti e diaconi –, ma da tutti i battezzati che partecipano alla missione che il Signore Gesù Cristo le ha affidato. Pertanto, la missione gioca un ruolo chiave nella nozione di sinodalità. Per cogliere la realtà della missione della Chiesa dobbiamo allargare la nostra visione, da quest’aula al mondo intero.

Il mondo soffre, la terra, nostra madre e sorella, grida e con lei i poveri. Il Santo Padre non potrebbe essere più esplicito nel descrivere i mali che affliggono il nostro mondo: il cambiamento climatico – grazie Santo Padre per la nuova esortazione Laudate Deum –, le migrazioni, le infinite guerre, l’estrema polarizzazione nella società e anche all’interno della Chiesa, e uno stile di vita consumistico che alla fine sembra negare l’esistenza di Dio. Milioni di persone soffrono. Sono necessarie solide analisi sociologiche, politiche ed economiche e un impegno generoso. Tuttavia, nessuna analisi o impegno può avere successo se non riconosciamo che la radice di questi mali è il peccato. È per questo che il Santo Padre ci chiama a gran voce alla conversione, una conversione che cambi il nostro comportamento quotidiano.

È in questo contesto che la Chiesa riceve la chiamata a diventare sempre più sinodale. Non partiamo da zero. Abbiamo già una ricca tradizione teologica sulla sinodalità, abbiamo il magistero di molti Papi e ora anche il profondo insegnamento di Papa Francesco.

Siamo chiamati a imparare la grammatica della sinodalità. Come la grammatica delle nostre lingue cambia man mano che si evolvono, così la grammatica della sinodalità cambia nel tempo. Pertanto, la lettura dei segni del nostro tempo dovrebbe aiutarci a scoprire una grammatica della sinodalità adatta al nostro tempo. Nella grammatica ci sono alcune regole di base che non cambiano mai. Per noi, queste sono le regole della cattolicità, come la dignità derivante dal Battesimo; il ruolo di Pietro nella Chiesa; la collegialità episcopale; il ministero ordinato, il sacerdozio comune dei fedeli e il fatto che sono ordinati l’uno all’altro (cfr. Lumen gentium, n. 10). Con questi elementi fondamentali della nostra grammatica cattolica, dobbiamo trovare il modo di esprimere le nuove intuizioni che lo Spirito Santo ci dà.

Mentre lavoriamo a questo compito, dobbiamo sempre tenere presente che un Sinodo non è un Parlamento! In Parlamento, i politici discutono il testo A proposto dalla maggioranza. L'opposizione propone il testo B. Nel migliore dei casi, alcuni punti di B vengono introdotti in A..., almeno fino a quando nuove elezioni non rovesceranno le posizioni. Ma, in ogni caso, è una maggioranza ristretta a decidere ciò che l’intera popolazione deve accettare. Alcuni sentiranno di aver vinto, altri di aver perso. E cercheranno di resistere.

Noi abbiamo un testo da cui partire: l’Instrumentum laboris. È il frutto del processo sinodale che ha coinvolto tutto il Popolo di Dio. Il processo non è finito: ora è affidato al nostro discernimento. Non si tratta di una battaglia tra le posizioni A e B. Attraverso un autentico discernimento, lo Spirito Santo apre le nostre menti e i nostri cuori a nuove posizioni, lasciando A e B alle spalle!

Dopo aver considerato ciò che non è il nostro lavoro – un dibattito parlamentare – è bene essere chiari su ciò che è: un lavoro di discernimento in comune. Come la disposizione dell’aula, anche il tempo che trascorreremo insieme è organizzato in modo da facilitare il nostro lavoro. Abbiamo già vissuto un momento fondamentale: il ritiro che ha aperto l’Assemblea. Non possiamo discernere insieme senza pregare insieme. Per questo invito tutti a conservare nel cuore la disposizione interiore e i frutti del ritiro. Per aiutarci a farlo, nelle prossime settimane vivremo altri momenti di spiritualità in comune, e ogni mattino possiamo celebrare insieme l’Eucaristia qui accanto, nella Basilica di San Pietro, prima dell’inizio delle sessioni.

Sapete già molto dell’organizzazione dei lavori delle prossime settimane, perché avete ricevuto informazioni in merito dalla Segreteria generale nel mese di agosto. In breve, il nostro lavoro sarà suddiviso in cinque moduli. I primi quattro saranno dedicati al discernimento sui temi proposti nell’Instrumentum laboris, seguendo l’ordine delle sue parti (Sezioni A, B1, B2, B3) e utilizzando le Schede di lavoro predisposte a questo scopo. Quella relativa alla Sezione A, che iniziamo oggi, vi è stata distribuita a Sacrofano. Trovate le altre nell’Instrumentum laboris. L'ultimo modulo sarà invece dedicato alla discussione e all’approvazione della relazione di sintesi, che poi consegneremo al Santo Padre.

Ogni modulo vedrà l’alternarsi di momenti in assemblea plenaria, le Congregazioni Generali, e lavori di gruppo, o Circoli Minori. In questo modo, il nostro discernimento beneficerà sia dell’approfondimento reso possibile dal lavoro in piccoli gruppi, sia del dialogo su scala universale che è la caratteristica e il privilegio di un’Assemblea come la nostra.

In continuità con il cammino del Popolo di Dio negli ultimi due anni, il lavoro nei Circoli Minori seguirà il metodo della conversazione nello Spirito. Non mi dilungherò nella spiegazione di questo metodo perché lo abbiamo già sperimentato a Sacrofano nel lavoro pomeridiano. Desidero invece cogliere l’occasione per ringraziare i facilitatori, la cui vigilanza sul metodo e sul rispetto dei tempi ci permette di concentrarci sui temi oggetto del nostro discernimento. Aggiungo un ringraziamento agli esperti, che avranno il compito, certamente impegnativo, di sintetizzare progressivamente i frutti del lavoro dei Circoli Minori e delle Congregazioni Generali in vista della stesura della relazione di sintesi su cui lavoreremo nel modulo conclusivo.

Uno dei punti di forza del metodo della conversazione nello Spirito è che permette a ciascuno di esprimere il proprio punto di vista, valorizzando le consonanze senza trascurare le differenze, ma soprattutto scoraggiando polarizzazioni e polemiche. Come ha scritto recentemente il Santo Padre, «nella conversazione nello Spirito troviamo un cammino di partecipazione orientato alla comunione e al rinnovamento della missione, che incoraggia la partecipazione di tutti e accoglie nella comunione e nell’unità la grande diversità che siamo»[1]. Mira a costruire il consenso senza dividere in fazioni o schiacciare nell’uniformità. In questo modo favorisce il passaggio dall’ascolto reciproco all’ascolto dello Spirito. Come spiega l’Instrumentum laboris, «Le tracce che l’ascolto delle sorelle e dei fratelli produce nell’interiorità di ciascuno sono il linguaggio con cui lo Spirito Santo fa risuonare la propria voce: quanto più ciascuno si sarà nutrito della meditazione della Parola e dei Sacramenti, crescendo nella familiarità con il Signore, tanto più sarà capace di riconoscere il suono della Sua voce (cfr. Gv 10,14.27), anche grazie all’accompagnamento da parte del Magistero e della teologia» (n. 38). In questo quadro, cambia anche il significato del consenso raggiunto. Ad esempio, al termine di ogni modulo, dopo il lavoro in gruppi e la discussione in plenaria, ciascuno dei Circoli Minori sarà chiamato a redigere una Relazione sul lavoro svolto, esprimendo ciò su cui c’è accordo, ma anche eventuali divergenze o questioni su cui continuare la riflessione. Su questa Relazione il gruppo sarà chiamato a esprimere un consenso, che è innanzitutto il riconoscimento che essa rappresenta fedelmente il lavoro svolto insieme, nel rispetto di ogni persona che l’ascolto profondo previsto dal metodo richiede e allo stesso tempo incoraggia. Per queste ragioni, il metodo della conversazione nello Spirito sembra particolarmente adatto all’obiettivo e allo stile di questa Assemblea.

Il mio auspicio è che durante questo mese di lavoro possiamo elaborare una road map per l’anno prossimo, da affidare poi al Santo Padre. Idealmente, questa road map dovrebbe indicare i punti in cui sentiamo che è stato raggiunto un consenso tra di noi e soprattutto all’interno del Popolo di Dio, identificando i possibili passi da intraprendere come risposta alla voce dello Spirito. Ma dovrebbe anche dire dove è necessaria una riflessione più profonda e che cosa potrebbe favorirla.

Grazie per aver accettato la chiamata a far parte di questa Assemblea. Grazie per la vostra fiducia nello Spirito Santo, grazie per la vostra disponibilità ad ascoltarvi reciprocamente come figli dello stesso Padre, fratelli e sorelle in Cristo.

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[1] Pope Francis, “Prólogo”, in Guerrero Alves J. A. – Martín López O., Conversación espiritual, discernimiento y sinodalidad, Editorial Sal Terrae, Maliaño (Cantabria), 2023, p. 10. [Originale spagnolo: En la conversación en el Espíritu encontramos una vía de participación orientada a la comunión y renovación de la misión, que alienta la participación de todos y acoge en la comunión y en la unidad la gran diversidad que somos].

[01516-IT.01] [Testo originale: Inglese]

[B0695-XX.01]