Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Conferenza Stampa di presentazione degli interventi di restauro del Baldacchino della Basilica di San Pietro, 11.01.2024


Intervento dell’Em.mo Card. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv.

Intervento del Sig. Patrick Kelly

Intervento dell’Ing. Alberto Capitanucci

Intervento del Dott. Pietro Zander

 

Alle ore 11.30 di questa mattina, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede la Conferenza Stampa di presentazione degli interventi di restauro del Baldacchino della Basilica di San Pietro.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv., Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro; il Sig. Patrick Kelly, Supreme Knight, Knights of Columbus; l’Ing. Alberto Capitanucci, Responsabile dell’Area Tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano; e il Dott. Pietro Zander, Responsabile della Sezione Necropoli e Beni Artistici della Fabbrica di San Pietro in Vaticano.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento del Card. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv.

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

 

Testo in lingua italiana

Buongiorno a tutti e bentrovati. Siamo qui per presentare gli interventi di restauro del Baldacchino in bronzo dorato della Papale Basilica di San Pietro in Vaticano. Un restauro di grande valore simbolico perché il Baldacchino, che si erge solenne al di sopra dell’altare maggiore, segna con la sua magnificenza il luogo della Tomba dell’Apostolo Pietro al quale la Basilica Vaticana è dedicata.

Un restauro impegnativo e necessario, come si spiegherà nel corso di questa conferenza stampa, ma anche di particolare significato perché intrapreso nella prospettiva dell’ormai prossimo Giubileo del 2025. Il lavoro che il Santo Padre Francesco si è compiaciuto di autorizzare e che oggi si annuncia, si concluderà infatti a dicembre del corrente anno, poco prima dell’apertura della Porta Santa.

Una tomba umilissima custodisce le spoglie dell’Apostolo Pietro sotto l’altare papale: una semplice fossa scavata nella terra del colle Vaticano dai primi cristiani di Roma al tempo dell’imperatore Nerone. Una sepoltura da sempre venerata sulla quale il papa Silvestro e l’imperatore Costantino edificarono una prima grande basilica nel IV secolo, sostituita nel Cinquecento, per volontà del papa Giulio II della Rovere, dalla attuale. Due edifici di imponenti dimensioni pensati grandi fin dal principio per una naturale vocazione all’accoglienza, per poter ospitare una moltitudine di persone provenienti da ogni parte del mondo.

Da quasi duemila anni la sepoltura di Pietro costituisce un forte richiamo per tutti i popoli della terra. Al riguardo mi piace ricordare come Eusebio vescovo di Cesarea, contemporaneo e amico di Costantino, descriveva la tomba apostolica in Vaticano: “uno splendido sepolcro davanti alla città, un sepolcro al quale accorrono, come ad un grande santuario e tempio di Dio, innumerevoli schiere da ogni parte dell’impero romano” (Teofania, 47).

Ovunque visibile, il Baldacchino – alto quanto un palazzo di dieci piani – è il fulcro della Basilica, evidenzia la presenza di Pietro nella Confessione Vaticana e rappresenta il cardine attorno al quale ruota l’intera architettura della Basilica. Motivato da una premurosa e doverosa sollecitudine di tipo conservativo, questo restauro si colloca alla vigilia di un anno giubilare e, concluso l’Anno Santo, nella prospettiva del IV centenario della Dedicazione della nuova Basilica Vaticana, avvenuta – come è noto – il 18 novembre dell’anno 1626 con il papa Urbano VIII Barberini.

Desidero inoltre far notare che questo necessario intervento viene intrapreso – per la prima volta in maniera sistematica e completa - 250 anni dopo gli importanti restauri settecenteschi ed esattamente 400 anni dopo l’inizio dei lavori per il Baldacchino.

Fu infatti Urbano VIII, nell’estate del 1624, ad affidare la Soprintendenza dell’opera al ventiseienne Gianlorenzo Bernini, architetto e scultore di sua fiducia che tuttavia in quest’impresa non fu solo: venne infatti coadiuvato da Francesco Borromini e da una nutrita schiera di valenti scultori, fonditori, falegnami e maestranze specializzate.

In circa dieci anni di intensi lavori tante furono le persone che a vario titolo portarono a termine questo capolavoro: anche a loro - e non solo ai celebri architetti e scultori- rivolgiamo il nostro pensiero riconoscente.

Per l’altare maggiore sulla tomba di Pietro si pensò a un ciborio che evocasse nella forma una copertura con stoffe preziose, un apparato simile a quello che veniva utilizzato per la solenne ostensione di reliquie importanti. Baldacchino deriva infatti da Baldác, antico nome di Baghdad da dove provenivano i tessuti più preziosi. Nella Basilica Vaticana i quattro pali che sostenevano tali coperture tessili vengono sostituiti da gigantesche colonne tortili di bronzo: un chiaro riferimento alle colonne vitinee che si trovavano attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica.

Il riferimento a quelle colonne marmoree, significativamente riutilizzate da Bernini nelle Logge sui piloni che sostengono la cupola, costituisce anche un forte richiamo a Cristo Gesù, perché quelle colonne tortili si riteneva provenissero dal Tempio di Salomone a Gerusalemme.

Tornando al tema del restauro, il lavoro sul Baldacchino di San Pietro si caratterizza come un’attività particolarmente complessa e articolata per l’importanza della documentazione, della logistica, delle ricerche di archivio, delle indagini scientifiche, dell’allestimento dei ponteggi, dell’organizzazione del cantiere in concomitanza con le attività e la vita liturgica della basilica e, naturalmente, dei diversificati interventi conservativi.

Le opere provvisionali e di cantiere non impediranno lo svolgimento delle celebrazioni papali sull’altare maggiore. Infatti, come avvenne durante la costruzione della Basilica, si potrà continuare a celebrare la Santa Messa sulla Tomba Pietro. Per questo motivo ringrazio fin d’ora l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, la Prefettura della Casa Pontificia, la Floreria del Governatorato, il Dicastero per la Comunicazione e quanti si prodigheranno per individuare le soluzioni più opportune al migliore svolgimento di tali celebrazioni, e penso soprattutto ai riti della Settimana Santa e della Santa Pasqua.

Il restauro viene interamente sostenuto dal benemerito Ordine dei Cavalieri di Colombo in spirito di servizio alla Chiesa e al Papa. Un’opera che si pone in continuità con il progetto di valorizzazione e nuova illuminazione della necropoli vaticana, sostenuto anch’esso dai Cavalieri di Colombo.

Per questo generoso sostegno ringrazio di cuore Mr. Patrick Kelly, Cavaliere Supremo dei Knights of Columbus, per aver voluto condividere con la Fabbrica di San Pietro questo ulteriore progetto di restauro nel solco di una lunga, consolidata e fattiva collaborazione: una cooperazione ormai quarantennale per la conservazione amorevole della Basilica e delle sue molte opere d’arte e fede.

Ringrazio inoltre Sua Eminenza il Card. Fernando Vergez, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per aver disposto, in apprezzato spirito di collaborazione tra le istituzioni Vaticane, il supporto scientifico della Direzione dei Musei Vaticani per l’esecuzione delle indispensabili indagini diagnostiche. Ringrazio quindi la Dott.ssa Barbara Jatta, Direttore dei Musei del Papa e il Dott. Fabio Morresi, Responsabile del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali dei medesimi Musei Vaticani.

Volentieri presento qui la squadra che sotto la direzione tecnico-scientifica della Fabbrica di San Pietro si occuperà della complessa opera di restauro assieme ai loro collaboratori. Professionisti di chiara fama e di lunga e consolidata esperienza: Giorgio Capriotti, Sante Guido, Giuseppe Mantella, Carlo Usai e Susanna Sarmati. Per la documentazione fotografica: Mallio Falcioni.

[00058-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Good morning everyone, and welcome. We are here to present the restoration efforts of the gilded bronze Baldachin in the Papal Basilica of St. Peter in the Vatican. This is a restoration of significant symbolic value because the Baldacchino, standing solemnly above the main altar, marks with its magnificence the place of the Tomb of the Apostle Peter to whom the Basilica of St. Peter is dedicated.

It has been a challenging and necessary restoration, as will be explained during this press conference, but it is also a restoration of particular significance as it has been undertaken with a view to the upcoming Jubilee of 2025. The work that His Holiness Pope Francis has been pleased to authorize and which is being announced today will be concluded in December of this year, just before the opening of the Holy Door.

An extremely modest tomb beneath the papal altar holds the remains of the Apostle Peter: it was a simple pit dug in the soil of the Vatican Hill by the early Christians of Rome during the time of the Emperor Nero. This burial place has always been venerated, and upon it Pope Sylvester and Emperor Constantine erected a first grand basilica in the 4th century. At the behest of Pope Julius II della Rovere, it was replaced in the 16th century by the one we know today. These two buildings, of imposing dimensions, were designed as large from the very beginning for their innate vocation to welcome, to be able to host a multitude of people coming from every part of the world.

For almost two thousand years, Peter's burial place has exerted a strong call to all the peoples of the earth. In this regard, I would like to recall how Eusebius, Bishop of Caesarea, a contemporary and friend of Constantine, described the apostolic tomb in the Vatican: "a splendid tomb in front of the city, a tomb to which countless throngs from every part of the Roman Empire come, as to a great sanctuary and temple of God" (Theophany, 47).

The Baldachin as tall as a ten-story building, can be seen from any point in the Basilica. It is the focal point of the Basilica, it highlights Peter's presence in the Vatican Confession, and represents the axis around which the entire architecture of the Basilica revolves. Motivated by a careful and dutiful concern for conservation, this restoration takes place on the eve of a jubilee year and, after the end of the Holy Year, with a view to the fourth centenary of the Dedication of the new Vatican Basilica, which occurred – as is known – on November 18, 1626, with Pope Urban VIII Barberini.

I also want to point out that this necessary intervention is being undertaken – for the first time in a systematic and complete manner – 250 years after the significant 18th-century restorations and precisely 400 years after the start of the works for the Baldachin. It was indeed Urban VIII, who entrusted the oversight of the work to the twenty-six-year-old Gianlorenzo Bernini in the summer of 1624. He was an architect and sculptor trusted by the pope, who, however, was not alone in this endeavor: he was assisted by Francesco Borromini and a large number of skilled sculptors, foundrymen, carpenters, and specialized craftsmen.

In about ten years of intensive work, many people, in various capacities, completed this masterpiece: we extend our grateful thoughts to them, not only to the famous architects and sculptors. For the main altar on Peter's tomb, a ciborium was designed, in order to evoke, in its form, a covering with precious fabrics, a structure similar to what was used for the solemn display of important relics. Indeed, the term Baldachin derives from Baldac, the ancient name of Baghdad, the place from where the most precious fabrics came. In St. Peter's Basilica, the four pillars that supported these textile coverings have been replaced by gigantic twisted bronze columns: a clear reference to the vine-like columns that were placed around Peter's tomb in the ancient basilica.

The reference to those marble columns, significantly reused by Bernini in the Loggias on the pillars supporting the dome, also constitutes a strong allusion to Christ Jesus, because it was believed that those twisted columns came from Solomon's Temple in Jerusalem.

Returning to the restoration, the work on the Baldachin of St. Peter is characterized as particularly complex and articulated due to the importance of the documentation, of logistics, archival research, scientific investigations, the setup of scaffolding, the organization of the construction site in conjunction with the activities and the liturgical life of the basilica, and, of course, the importance of various interventions aimed at conservation.

The provisional works and the works on the construction site will not hinder the celebration of papal ceremonies on the main altar. Indeed, just as during the construction of the Basilica, it will be possible to continue celebrating Holy Mass at Peter's Tomb. For this reason, I thank in advance the Office of Liturgical Celebrations of the Supreme Pontiff, the Prefecture of the Papal Household, the Floreria of the Governorate, the Dicastery for Communication, and all those who will work on identifying the most appropriate solutions for the regular conduct of these celebrations, especially during the rites performed during Holy Week and Easter.

The restoration is entirely supported [€700,000] by the meritorious Order of the Knights of Columbus in a spirit of service to the Church and the Pope. Moreover it aligns with the project for the enhancement and new lighting of the Vatican necropolis, also supported by the Knights of Columbus.

For this generous support, I heartily thank Mr. Patrick Kelly, Supreme Knight of the Knights of Columbus, for wanting to share with the Fabric of St. Peter this additional restoration project in the wake of a long, established, and active collaboration: a cooperation now four decades old and dedicated to the loving preservation of the Basilica and its many works of art and faith.

I also thank His Eminence Cardinal Fernando Vergez, President of the Governorate of the Vatican City State, for having arranged, with an appreciated spirit of collaboration among Vatican institutions, the scientific support of the Directorate of the Vatican Museums for the execution of indispensable diagnostic investigations. I therefore thank, Dr. Barbara Jatta, Director of the Vatican Museums, and Dr. Fabio Morresi, Head of the Cabinet of Scientific Research applied to Cultural Heritage of the same Vatican Museums.

I am pleased to introduce here the team that, under the technical-scientific direction of the Fabric of St. Peter, will undertake the complex restoration work along with their collaborators. They are professionals of clear renown and long-standing experience: Giorgio Capriotti, Sante Guido, Giuseppe Mantella, Carlo Usai, and Susanna Sarmati. For the photographic documentation: Mallio Falcioni.

[00058-EN.01] [Original text: Italian]

Intervento del Sig. Patrick Kelly

Testo in lingua inglese

Traduzione in lingua italiana

 

Testo in lingua inglese

Thank you… and good morning to all.

It’s an honor to be here today, representing over two million members of the Knights of Columbus. The Knights are proud to partner on this project. And we’re grateful for the privilege of serving the Church in this way.

To start, I’d like to thank our Holy Father, Pope Francis, as well as Cardinal Gambetti, to whom the Holy Father has entrusted the tremendous task of caring for St. Peter’s Basilica, the greatest Church of Christendom. His Eminence and I assumed our current roles within weeks of each other, and it’s been a pleasure working with him ever since.

I also wish to thank Dr. Pietro Zander, who for so many decades has been a faithful steward of the artistic and archeological patrimony of the Vatican Basilica. Few people are aware of the quiet work that Dr. Zander and his colleagues carry out in the Fabbrica, yet their work of restoration and of care will be a gift to millions of pilgrims for centuries to come.

I also thank Mr. Capitanucci and the excellent engineers and restoration experts who are here. And finally, I thank Dr. Leone; and, of course, all of you for joining us.

The decision to support the restoration of the Baldacchino of St. Peter’s was an easy one for the Knights of Columbus. Why are we doing this?

Well, in the first place… it’s Bernini’s Baldacchino!

It’s a singular masterpiece of sacred art — one which is instantly recognizable and impressive. But, if that weren’t enough, this project also fits very well with our mission and with our history of service to the Church, and especially, the Successors of St. Peter.

From our founding in 1882, the Knights of Columbus has answered God’s call to build up His people. That service starts at the level of the individual Catholic man and his family.

Our Founder, Blessed Michael McGivney, brought the men of his parish together to strengthen each other in faithful unity and fraternity, and then to turn those men outward, in charity. From the start, we’ve served the widows and orphans of our communities, and we’ve attended to the general needs of our parishes and our pastors.

Today, in 13 countries around the world, our members continue this noble work. All told, thanks to the proceeds from our life insurance program and through our charitable initiatives, the Knights of Columbus donated $185 million dollars to charity and devoted 49 million volunteer hours last year alone.

Amid all this work and throughout our history, we’ve served the Bishop of Rome, starting with Pope Leo XIII onward. In 1920, Pope Benedict XV first called us to active service here in Rome. He had seen our charity in Europe during the First World War, and he asked us to help him aid the poor youth of Rome who were suffering in its aftermath. The Knights opened sport centers around the city, and our first was located where the Paul VI auditorium and the “Dono di Maria” house of the Missionaries of Charity now stand. Today, our sport centers continue under the guidance of the director of our Rome Office, Count Enrico Demajo.

Continuing our service for the people of Rome, last year, we assisted with a new work in the city, inspired by the particular care Pope Francis has expressed for the homeless. The Knights lent our support to a local group of young Romans who reach out to that population. We’ve helped their group, called “WE CARE,” establish a day center for homeless. It provides essential services, offering hope and uplifting lives.

Today we celebrate another great collaboration with the Holy Father. Our commitment to this restoration reflects our enduring pledge to our key principles of charity and unity. In fact, few works of art express this unity more clearly and immediately.

There are certainly a few more qualified Theologians than I in the neighborhood, but my understanding is that part of the theology at play with this Baldacchino is the symbolic representation of a tent — based on the Jewish Chuppa — where the wedding of God to his bride, the Church, is made manifest.

Resting below the glorious dome of St. Peter’s, it reminds us that God has chosen His dwelling among us. He has come down to earth in the person of Jesus Christ — the source of our unity and embodiment of charity.

And the altar that the Baldacchino crowns is literally built above the Rock — the tomb of St. Peter, the prince of the Apostles. And it is the altar where Christ’s sacrifice is repeatedly offered by the Successor of Peter himself.

So, in offering our assistance for the restoration of Bernini’s Baldacchino, we offer something much more than just historical and architectural renewal — as important as that is. Today, the two million members of the Knights of Columbus renew our profession of faith and support for the Holy Father. We recall Christ’s promise to Peter and his entrustment of the Keys of the Kingdom, and with Peter and like Peter, we confess to the Lord, “You are the Messiah, the son of the living God!”

Thank you.

[00057-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua italiana

Grazie, e buongiorno a tutti.

È un onore per me essere qui oggi, in rappresentanza di oltre due milioni di membri dei Cavalieri di Colombo. I Cavalieri sono orgogliosi di partecipare a questo progetto. E siamo grati del privilegio di servire la Chiesa in questo modo.

Per cominciare, vorrei ringraziare il Santo Padre Papa Francesco, come anche il Cardinale Gambetti, al quale il Santo Padre ha affidato lo straordinario compito di prendersi cura della Basilica di San Pietro, la chiesa più grande della cristianità. Sua Eminenza ed io abbiamo assunto i nostri attuali incarichi a poche settimane l’uno dall’altro, e d’allora è stato un piacere lavorare con lui.

Desidero ringraziare anche il dottor Pietro Zander, che da molti decenni è un fedele custode del patrimonio artistico e archeologico della Basilica Vaticana. Sono in pochi a conoscere il lavoro silenzioso che il dottor Zander e i suoi colleghi svolgono nella Fabbrica, ma il loro lavoro di restauro e di cura sarà un dono per milioni di visitatori nei secoli a venire.

Ringrazio anche il signor Capitanucci e gli straordinari ingegneri e restauratori qui presenti. E infine, ringrazio la dottoressa Leone e, naturalmente, tutti voi per esservi uniti a noi.

La decisione di sostenere il restauro del baldacchino di San Pietro è stata facile per i Cavalieri di Colombo. Perché lo facciamo?

Beh, in primo luogo… è il baldacchino del Bernini!

È un capolavoro unico di arte sacra, subito riconoscibile e impressionante. Ma come se ciò non bastasse, questo progetto è perfettamente in linea con la nostra missione e la nostra storia di servizio alla Chiesa e, in modo particolare, ai Successori di san Pietro.

Sin dalla loro fondazione nel 1882, i Cavalieri di Colombo hanno risposto alla chiamata di Dio a edificare il Suo popolo. È un servizio che inizia al livello del singolo uomo cattolico e della sua famiglia.

Il nostro fondatore, il beato Michael McGivney, aveva riunito gli uomini della sua parrocchia perché si rafforzassero reciprocamente nell’unità fedele e nella fratellanza, per poi farli uscire nella carità. Sin dall’inizio abbiamo servito le vedove e gli orfani delle nostre comunità e provveduto ai bisogni generali delle nostre parrocchie e dei nostri pastori.

Oggi, in tredici Paesi nel mondo, i nostri membri proseguono questo nobile impegno. Complessivamente, grazie ai ricavi del programma di assicurazione sulla vita e attraverso le attività caritative, i Cavalieri di Colombo hanno donato 185 milioni di dollari in beneficenza e solo lo scorso anno hanno dedicato 49 milioni di ore al volontariato.

In mezzo a tutto questo lavoro, e nel corso di tutta la nostra storia, abbiamo servito il Vescovo di Roma, a partire da Papa Leone XIII. Il primo a chiamarci al servizio attivo qui a Roma è stato, nel 1920, Papa Benedetto XV. Aveva visto il nostro lavoro caritativo in Europa durante la prima guerra mondiale e ci domandò di aiutarlo ad assistere i giovani poveri di Roma, che soffrivano in seguito alla guerra. I Cavalieri aprirono centri sportivi in tutta la città; il primo si trovava dove ora sono l’Aula Paolo VI e la casa “Dono di Maria” delle Missionarie della Carità. Attualmente i nostri centri sportivi proseguono la loro attività sotto la guida del direttore della nostra sede romana, il conte Enrico Demajo.

Proseguendo il nostro servizio per la gente a Roma, lo scorso anno abbiamo offerto la nostra assistenza per una nuova iniziativa in città, ispirata dalla particolare attenzione che Papa Francesco ha espresso per i senzatetto. I Cavalieri hanno sostenuto un gruppo locale di giovani romani che sono andati incontro alla popolazione dei senzatetto. Abbiamo aiutato questo gruppo, chiamato “We Care”, a realizzare un centro diurno per le persone senza fissa dimora. Fornisce servizi essenziali, offrendo speranza e migliorando la vita.

Oggi celebriamo insieme un’altra importante collaborazione con il Santo Padre. Il nostro contributo a questo restauro rispecchia il nostro impegno persistente verso i nostri principi fondamentali della carità e dell’unità. Di fatto, sono poche le opere d’arte che esprimono questa unità con più chiarezza e immediatezza.

Di certo qui intorno ci sono teologi più qualificati di me, tuttavia mi pare di capire che parte della teologia evocata con questo baldacchino è quella della rappresentazione simbolica di una tenda – basata sulla chuppah ebraica – che rende manifesto il matrimonio di Dio con la sua sposa, la Chiesa.

Posta sotto la splendida cupola di San Pietro, ci ricorda che Dio ha scelto di abitare in mezzo a noi. È disceso sulla terra nella persona di Gesù Cristo, sorgente della nostra unità e incarnazione della carità.

E l’altare coronato dal baldacchino è letteralmente costruito sulla roccia: la tomba di Pietro, principe degli apostoli. Ed è l’altare dove il sacrificio di Cristo viene continuamente offerto dal Successore di Pietro stesso.

Pertanto, offrendo la nostra assistenza per il restauro del baldacchino del Bernini, offriamo molto di più di un mero rifacimento storico e architettonico, per quanto importante ciò possa essere. Oggi, i due milioni di membri dei Cavalieri di Colombo rinnovano la loro professione di fede e il loro sostegno al Santo Padre. Ricordiamo la promessa che Cristo ha fatto a Pietro e il fatto che gli ha affidato le Chiavi del Regno, e con Pietro e come Pietro confessiamo al Signore: “Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente!”.

Grazie.

[00057-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento dell’Ing. Alberto Capitanucci

Asciugando le informazioni tecniche al minimo, vale ricordare come il Baldacchino, unica opera nella quale si vede la collaborazione tra Bernini e Borromini, è una stupefacente “macchina” di ispirazione processionale, unica nel suo genere per monumentalità. Quasi 30 m di altezza e oltre 60 t di peso complessivo, basamenti in marmo di circa 2,5m di altezza e colonne in bronzo decorate in oro di circa 11m che sorreggono, sui quattro lati, cornici e drappelloni decorati. Il soffitto è in legno, impreziosito da elementi in bronzo dorato.

Gli angeli sul coronamento misurano quasi 4m di altezza, e le quattro volute tripartite che si staccano dalla parte superiore dell’attico sostengono al loro apice le quattro grandi api, decorazione della base del globo sormontato dalla Croce.

L’esame dello stato di conservazione del Baldacchino, per quanto allo stato accertabile, sembra escludere degradi importanti del metallo ma, di contro, non può non rilevare la presenza di pesanti patine scure dovute a sostanze grasse e particolato atmosferico ormai inglobato nelle patine.

Analoga condizione si riscontra sugli elementi lapide, con particolato aderente alle superfici, tarsie marmoree in fase di distacco e patine grigie dovute all’ossidazione dei protettivi applicati.

La copertura lignea, analizzata grazie alla raffinata campagna di rilevamento fotografico mediate droni di recente conclusasi, mostra una estesa sconnessione del sistema delle assi che rivestono la cornice e, laddove gli elementi risultano già divelti, sono evidenti gli accumuli di particellato e residui semicoerenti. Il “cielo” del Baldacchino, con lo Spirito Santo raggiante, presenta numerose sconnessioni e distacchi del tavolato e le superfici policrome e le dorature sono afflitte da diffuse cadute di stratificazione e sollevamenti de-adesivi.

Ricordando come l’avanzamento del degrado nel tempo risponda ad una logica se non di progressione geometrica, senz’altro più che lineare, occorre concludere che oggi un intervento di restauro sia, più che una buona pratica, una reale necessità di conservazione del bene.

L’intervento si articola nei seguenti lotti e fasi:

- lotto 1: OPERE PROVVISIONALI E ACCANTIERAMENTO. Progettazione delle impalcature di lavoro e delle facilities di cantiere a terra ed in alzato (impianto elettrico di FM ed illuminazione, idraulico e di sollevamento carichi, schermature di superficie). La progettazione ha previsto l’impiego di soli materiali e componenti di “primo servizio” e adottato uno schema statico in grado di consentire l’approccio da terra limitato alle sole colonne fino ad un’altezza di circa 6m al di sopra della predella dell’altare. Le superfici esterne delle impalcature intorno alle colonne, quelle delle trabeazioni mediane e di sommità, così come l’intradosso dell’impalcato al di sotto del cielo del baldacchino, saranno completamente schermate con teli. Sono previste scale di salita sul lato posteriore delle due colonne ovest.

- lotto 2: DIAGNOSTICA PRELIMINARE ED IN CORSO D’OPERA - DOCUMENTAZIONE GRAFICA E FOTOGRAFICA. Le indagini e gli accertamenti – già programmati a partire dall’ultima settimana di novembre per le parti accessibili, prevedono la collaborazione con il Laboratorio di ricerche scientifiche dei Musei Vaticani e interesseranno tutte le parti e componenti dell’opera diverse per materiale e/o magistero di esecuzione. Preliminarmente ai lavori, a ponteggio montato, sarà eseguita una documentazione grafica e fotografica dello stato attuale. A questa seguirà una specifica documentazione di ogni fase di avanzamento dei lavori. Le informazioni rilevate in corso d’opera saranno riportate su basi fotografiche. È prevista anche una campagna di fotografia in fluorescenza ultravioletta.

- lotto 3): INTERVENTI DI RESTAURO.

- 3.a) Restauro superfici metalliche (bronzo e ferro). Si rimuoveranno le stratificazioni presenti di impurità e sporcizia con solventi ed impacchi, senza agire sulle patine originali né sulle dorature, mirando a liberare il bronzo, parte brunito e parte dorato, dagli strati sovrammessi che ne offuscano lo splendore. L’operazione sarà completamente manuale. Al termine delle operazioni di pulitura, dei trattamenti conservativi e protettivi, laddove necessario si procederà all’equilibratura cromatica e ad eventuali reintegrazioni.

- 3.b) Restauro superfici lapidee. Saranno rimossi i depositi di polvere incoerente mediante aspiratori e pennelli morbidi, per poi procedere alla rimozione dei depositi parzialmente aderenti mediante impacchi di acqua deionizzata, di quelli aderenti mediante resine scambiatrici di ioni ovvero mezzi meccanici manuali ed apparecchi ad ultrasuoni. Verranno rimosso le vecchie stuccature laddove per composizione o alterazione o degrado risultino incompatibili con la funzione conservativa o estetica. Infine, si procederà alla riadesione di scaglie e frammenti, alla stuccatura con malta di calce e polvere di marmo e alla protezione superficiale con cera microcristallina tirata a panno.

- 3.c) Restauro strutture lignee. Per quanto attiene alla struttura, dopo aver messo in sicurezza gli assiti divelti o sconnessi verrà asportato il particellato sedimentato sulle superfici e negli incavi, verrà eseguito un trattamento biocida preliminare per poi procedere ad un consolidamento ricoesivo e riadesivo mediante resine e morsettature. Gli elementi ad appliques sconnessi o semi-svincolati saranno smontati e rimontati, con correzione e rinforzo dei sistemi di sostegno. Le parti mancanti lungo la cornice a mensola mistilinea saranno ricostruite con nuovi elementi tagliati e modellati. Le piccole porzioni lacunose saranno ricostruite in modellato di legno. I trattamenti conservativi della superficie consisteranno, in primo luogo, nel consolidamento riadesivo mediante resine delle parti protette dalla preventiva velinatura. Le campiture cromatiche saranno pulite per assorbimento e sgommatura a secco, le ridipinture stratificate sulle policromie e dorature giudicate improprie saranno rimosse e le lacune di profondità risarcite. La successiva reintegrazione ed equilibratura cromatica sarà poi seguita dall’applicazione di uno strato finale di verniciatura protettiva.

Oltre alla logistica generale, al coordinamento dei trasporti e degli accessi, sarà cura della Fabbrica la preparazione e protezione dell’Altare e della predella, l’allestimento delle aree degli stoccaggi provvisori di materiali e componenti e la messa a disposizione del personale delle aziende esterne di idonei spazi per lo spogliatoio ed il magazzinaggio dei materiali di consumo.

Sarà onere della Fabbrica, oltre alla Direzione dei Lavori, anche il coordinamento della Sicurezza sia in fase di Progettazione che di Esecuzione.

Il tempo previsto per l’intervento è di 10 mesi, compresi i tempi di approvvigionamento, montaggio e smontaggio delle opere provvisionali. L’inizio dei lavori è programmato per la seconda settimana di febbraio.

Il progetto di accantieramento e di realizzazione delle opere provvisionali è pensato in funzione della possibilità di mantenere in essere la funzione liturgica dell’Altare Maggiore, sia per quanto attiene l’accessibilità dai lati dei transetti di S. Giuseppe e S. Processo che dal lato della Cattedra. Il “piano praticabile” sul lato della Confessione, ordinariamente montato solo in occasione delle celebrazioni Papali, sarà mantenuto in essere per tutto il periodo dei lavori così da rendere più snella gli apprestamenti funzionali alle celebrazioni.

Il cantiere del Baldacchino vedrà un approccio innovativo sotto il profilo della gestione della documentazione tecnica, sia quella che sarà acquisita in corso d’opera (fotografie, indagini di laboratorio, appunti sui magisteri impiegati etc.) sia quella, notevolissima, già esistente.

Grazie alla collaborazioni in essere con Microsoft e con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco italiani, relative alla integrale digitalizzazione del complesso della Basilica, è stato già possibile estrapolare un solido rilievo geometrico del Baldacchino che costituirà la base BIM-H (Building Information Modeling – Heritage) per l’archiviazione e gestione dei dati sia nell’ottica – primaria - della gestione conservativa del bene, che degli studi e approfondimenti scientifici che in una prospettiva di naturale coinvolgimento del mondo della ricerca, faranno da cornice e seguito all’intervento.

Nel rango delle attività di conservazione di un’opera, la prima “in ordine di apparizione” è quella legata alla rimozione della polvere che, naturalmente, si deposita sulle superfici. Quando, come nel caso del Baldacchino, le superfici “esposte” sono costituite non da semplici “pelli” ma da apparati decorativi di grande complessità geometrica e di foggia, il tema, è evidente, esula dalla categoria dello scontato.

L’intervento di restauro e, nello specifico, le opere provvisionali che ne consentiranno l’accessibilità integrale, permetteranno finalmente di poter progettare e codificare procedure di spolveratura rispettose dell’opera e, al contempo, eseguibili in sicurezza.

[00063-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Dott. Pietro Zander

Annunciamo oggi l’inizio dei lavori di restauro del Baldacchino in bronzo dorato che si erge sull’altare maggiore di San Pietro sotto la grandiosa cupola di Michelangelo. Capolavoro assoluto dell’arte e dell’architettura barocca, è a tutti noto e non ha bisogno di particolari presentazioni.

Da quattro secoli polarizza su di sé l’ammirazione di coloro che sempre più numerosi giungono nella Basilica di San Pietro e, negli ultimi settant’anni, l’attenzione di persone che seguono le cerimonie papali nella Basilica Vaticana attraverso la televisione e altri mezzi di comunicazione.

Iniziamo con una domanda: perché sottoporre a restauro il Baldacchino di San Pietro? Il restauro del Baldacchino che oggi si annuncia muove da una necessità e da una premurosa sollecitudine conservativa.

Un restauro rispettoso e prudente, da eseguirsi con mano esperta secondo un ponderato piano d’intervento da affinare ulteriormente con l’ausilio del ponteggio, che consentirà una visione ravvicinata e analitica dell’opera, soprattutto nelle sue parti più alte.

Alla base di questo restauro vi è quindi un’esigenza conservativa.

Un’attenta osservazione dell’opera e preliminari indagini conoscitive denunciano infatti un degradato stato di conservazione che richiede inderogabili interventi di manutenzione straordinaria.

Tutte le superfici del monumento sono ricoperte da una patina scura, sotto la quale sono solo parzialmente visibili le dorature che impreziosivano i dettagli decorativi.

Quelle sapientissime dorature, realizzate mediante la sovrapposizione di più strati d’oro, come ad esempio i sette strati d’oro delle vesti degli angeli che si ergono sopra le quattro magnifiche colonne sul fastigio superiore del Baldacchino.

Quelle dorature, minutamente illustrate nel cosiddetto “Libro dell’oro” del 1632-’33, appaiono oggi alterate e “mortificate”.

Su tutte le superficie sono infatti presenti patine scure formate da sostanze grasse utilizzate in passato negli interventi di manutenzione. A causa di tali sostanze protettive, le polveri e il particolato - organico e inorganico - si sono depositati e fissati sulle superfici in maniera uniforme, specie nella parte alta dove più rari sono stati gli interventi di ordinaria manutenzione.

Sono stati evidenziati, sotto alcune dorature riconducibili a precedenti interventi manutentivi, piccolissimi, ma numerosi, rigonfiamenti dovuti a fenomeni di alterazione del bronzo sotto la preziosa lamina metallica.

Le superfici policrome e le dorature presentano inoltre diffuse mancanze e sollevamenti di adesivi in atto.

Sconnessioni e distacchi si evidenziano nel vasto sistema di tavolato che costituisce il cielo del baldacchino con il bassorilievo della colomba dello Spirito Santo.

Mancanze e dissesti sono stati infine riscontrati sulla carpenteria della struttura portante e sui vincoli e gli ancoraggi degli elementi decorativi e delle statue.

I fenomeni di degrado a cui si è accennato sono in parte ai moltissimi visitatori e pellegrini che ogni giorno affollano la Basilica di San Pietro, modificandone il microclima con la loro presenza.

E stiamo parlando di una Basilica che ha un volume vuoto per pieno di un milione di metri cubi equamente distribuiti; una basilica che accoglie ogni giorno fino a 50.000 persone.

Sensibili variazioni microclimatiche nelle ore diurne e forti sbalzi di temperatura e umidità tra il giorno e la notte interagiscono con il baldacchino, favorendo fenomeni di alterazione e corrosione del metallo; ossidazione dei supporti e delle armature in ferro; dilatazione delle parti lignee con conseguenti sollevamenti e distacchi della pellicola pittorica.

Va poi considerato il degrado dovuto al particolato aereo inquinante veicolato dai moltissimi visitatori e trasportato in quota dalle correnti aeree endemiche in una cubatura di tali proporzioni.

Lo studio del microclima della basilica e del particolato aerodisperso consentirà di adottare le necessarie provvidenze e di predisporre un adeguato piano di ordinaria manutenzione non soltanto per il Baldacchino, ma per tutti i monumenti della Basilica.

Infine le vicissitudini conservative del Baldacchino di San Pietro non possono prescindere da una attenta valutazione degli interventi di restauro eseguiti sul monumento nel corso dei secoli al fine di sanare gli inevitabili fenomeni di degrado dei materiali costitutivi.

Generalmente si è trattato di “interventi occasionali”, eseguiti in modo parziale e talvolta determinati da danni provocati da incauti lavori di manutenzione che hanno richiesto interventi “a carattere di urgenza”.

Più raramente sono stati eseguiti “interventi di manutenzione straordinaria” in maniera completa e sistematica. Tra questi meritano una particolare attenzione i “restauri” settecenteschi, documentati in modo eloquente dalle preziose carte dell’Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro.

L’ultimo grande e radicale intervento sul Baldacchino di San Pietro risale infatti all’anno 1758: vi lavorò per circa tre mesi una nutrita squadra di operai e di maestranze specializzate (fino a sessanta persone al giorno).

Il baldacchino venne allora accuratamente pulito, vennero rimosse le molte ossidazioni, vennero consolidate e messe in sicurezza diverse componenti, si risarcirono e si rifecero parti ammalorate o mancanti e, soprattutto, vennero ampliamente riprese o rifatte le dorature.

È del tutto evidente che l’orientamento critico dell’intervento dovrà confrontarsi con le modifiche e le aggiunte occorse in questi interventi ormai storicizzati e valutarne di volta in volta il mantenimento o la rimozione, alla luce di una ricerca di equilibrio complessivo del monumento in sé e del monumento in relazione al suo contesto architettonico.

Dagli interventi settecenteschi sono trascorsi più di 250 anni come ha ricordato Sua Eminenza il Cardinale Mauro Gambetti, il quale ha voluto anche evidenziare il significato simbolico del Baldacchino e l’emblematica importanza di un restauro alla vigilia del prossimo Anno Santo del 2025 e delle celebrazioni per il IV centenario della “Dedicazione della Basilica Vaticana” nel 2026.

L’ingegner Alberto Capitanucci ha poi tratteggiato la complessità del lavoro per quanto concerne la logistica e l’allestimento del ponteggio che, come una sorta di matrioska, racchiuderà al suo interno il Baldacchino senza toccarlo, come si conviene ad un ponteggio per il restauro e come già nella prima metà del Settecento Nicola Zabaglia, capomastro della Fabbrica di San Pietro, raccomandava per i castelli e ponti di sua invenzione, che dovevano essere realizzati – scrive Zabaglia – “senza pregiudizio delle murature e degli ornati”.

A me il compito di accennare alle differenti fasi dell’intervento conservativo che, per le dimensioni dell’opera sottoposta a restauro e per i materiali che la costituiscono, si annuncia particolarmente impegnativo e articolato.

Presupposto alla pianificazione del lavoro è infatti la consapevolezza di confrontarci con un gigante. Un gigante dell’arte di tutti i tempi, ma ancor prima un gigante per forma e dimensione.

Sua Eminenza ci ricordava che il Baldacchino è alto quanto un palazzo di dieci piani: misura esattamente, dal pavimento alla croce, metri 28,74.

Il suo peso complessivo è di 63.000 Kg, ovvero 63 tonnellate.

Anche le sue singole parti hanno dimensioni impressionanti:

I quattro basamenti marmorei su cui si impostano le colonne tortili misurano 2 metri e 60 di altezza.

Le quattro colonne in bronzo dorato sono alte 11,32 metri, hanno un diametro alla base di m 1,20 e pesano ciascuna più di 9 tonnellate.

Le statue dei quattro angeli sul fastigio superiore raggiungono la superba altezza di 4 metri e pesano ciascuna 2 tonnellate e mezzo.

Le quattro coppie di putti che sostengono le chiavi e il triregno di San Pietro e la spada e il libro di San Paolo, sono alte tra i due metri e venti e i due metri e cinquanta.

Infine la croce posta sulla sommità, sopra il globo dorato, è ugualmente alta due metri e venti.

Va poi considerato che il Baldacchino di bronzo dorato, non è solo di bronzo e di bronzo in parte brunito e in parte dorato.

Si tratta infatti di un’opera monumentale “polimaterica”, con parti in bronzo, fuse a cera persa e parti in rame lavorato a sbalzo per la realizzazione di figure e dettagli decorativi con dorature “a missione” e “a foglia”.

Vi sono poi parti realizzate con altri materiali, quali: il legno - di differenti essenze e caratteristiche fisiche - con relative finiture pittoriche per le parti decorative come il cielo del Baldacchino e per le parti strutturali; il ferro per i chiodi e le armature, ma anche in forma di fili per le legature e gli ancoraggi di sicurezza; lo stucco; i marmi per i quattro basamenti delle colonne; i laterizi sotto alcune statue e una malta simile al calcestruzzo per riempire le colonne e conferirgli stabilità.

Lo stato di conservazione dell’opera, la sua documentata vita conservativa, le sue caratteristiche architettoniche, le sue dimensioni e, soprattutto, la sua peculiare natura materica impongono un’attenta e articolata campagna di indagini e ricerche scientifiche da eseguirsi secondo un preliminare protocollo di lavoro per i differenti materiali e con le più raffinate tecnologie.

Nel progetto di restauro un ruolo fondamentale avrà pertanto il prezioso supporto scientifico della Direzione dei Musei Vaticani con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali per le indispensabili indagini diagnostiche. Permettete anche a me di ringraziare per questa preziosa e apprezzata collaborazione la Direttrice dei Musei, Dott.ssa Barbara Jatta e il Responsabile del Gabinetto di Ricerche Scientifiche, Dott. Fabio Morresi, qui presenti.

Tali ricerche scientifiche, brevemente illustrate nel documento che troverete in cartella stampa, saranno interpretate e messe a confronto con la copiosa e minuziosa documentazione dell’Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro di cui è già stata avviata la raccolta e la trascrizione della intera documentazione. E qui ringrazio gli amici e colleghi della Fabbrica che lavorano presso l’Archivio Storico: la Responsabile, Dott.ssa Simona Turriziani e il suo valido collaboratore Dott. Alexis Gauvain.

Similmente è stata avviata una adeguata campagna di documentazione ante operam di ogni parte e componente del Baldacchino.

Un’importante società d’informatica ha infatti curato la realizzazione di un modello tridimensionale – ancora in fase di elaborazione – con la produzione mediante droni di quasi seimila fotografie, delle quali state osservando una piccolissima selezione di immagini con inquadrature fino ad oggi inedite.

Mallio Falcioni ha inoltre l’incarico di realizzare la necessaria documentazione fotografica prima, durante e dopo l’intervento di restauro. Oltre a indagini fotografiche multispettrali, realizzerà anche fotografie in bianco e nero e a colori per documentare il “dietro le quinte” di questo importante lavoro destinato ad entrare nella storia della Basilica Vaticana.

Il Centro Televisivo Vaticano realizzerà inoltre riprese audiovisive in altissima risoluzione per documentare in maniera organica e sistematica ogni fase del complesso lavoro di restauro, senza tralasciare l’allestimento delle opere provvisionali e con particolare attenzione nel filmare, con le medesime condizioni di luce, lo stato di conservazione del Baldacchino prima e dopo l’intervento.

Sarà infine elaborata la “mappatura” dei materiali, dello stato di conservazione e del restauro.

Come ha già ricordato il Cardinale Mauro Gambetti, per questo lavoro la Fabbrica di San Pietro si avvarrà di un team di eccellenza costituito di professionisti di chiara fama e consolidata esperienza nel restauro non soltanto di opere in bronzo, ma anche manufatti artistici in altri materiali.

Una scelta dettata, come si è visto, dai diversi materiali che costituiscono il Baldacchino. Si tratta di professionisti molto noti nel campo del restauro, appositamente riuniti per questo progetto in una Associazione Temporanea d’Impresa, restauratori che, con i loro collaboratori, interverranno in armonico dialogo con la mente e col cuore su quest’opera eccelsa per Arte e Fede

Il loro nomi sono: Giorgio Capriotti, Sante Guido, Giuseppe Mantella, Carlo Usai e Susanna Sarmati. Di loro trovate in cartella stampa un breve abstract di presentazione.

Similmente ad altri restauri eseguiti in San Pietro negli ultimi 25 anni, molti dei quali generosamente offerti dall’Ordine dei Cavalieri di Colombo che ancora una volta ringrazio nella persona di Mr. Kelly, anche questo lavoro costituirà un’occasione unica e irripetibile di conoscenza. Le informazioni acquisite nel corso di questa impresa titanica saranno opportunamente raccolte, custodite, presentate e divulgate.

Il Baldacchino, monumento simbolo della Basilica Vaticana, sarà così restituito ai fedeli nella sua ritrovata integrità e originaria lucentezza in occasione dell’inizio del prossimo Anno Santo celebrato da Papa Francesco.

[00064-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0030-XX.02]