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L’Udienza Generale, 06.03.2024


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.00 in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Francesco ha incontrato i gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, che è stato letto da Padre Pierluigi Giroli, il Papa, continuando il ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”, ha incentrato la sua riflessione sul tema La superbia (Lettura: Sir 10,7.9.12.14).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi nelle diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

[Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel nostro percorso di catechesi sui vizi e le virtù, oggi arriviamo all’ultimo dei vizi: la superbia. Gli antichi greci la definivano con un vocabolo che si potrebbe tradurre “eccessivo splendore”. In effetti, la superbia è autoesaltazione, presunzione, vanità. Il termine compare anche in quella serie di vizi che Gesù elenca per spiegare che il male proviene sempre dal cuore dell’uomo (cfr Mc 7,22). Il superbo è uno che pensa di essere molto più di quanto sia in realtà; uno che freme per essere riconosciuto più grande degli altri, vuole sempre veder riconosciuti i propri meriti e disprezza gli altri ritenendoli inferiori.

Da questa prima descrizione, vediamo come il vizio della superbia sia molto prossimo a quello della vanagloria, che abbiamo già presentato la volta scorsa. Però, se la vanagloria è una malattia dell’io umano, essa è ancora una malattia infantile se paragonata allo scempio di cui è capace la superbia. Analizzando le follie dell’uomo, i monaci dell’antichità riconoscevano un certo ordine nella sequenza dei mali: si comincia dai peccati più grossolani, come può essere la gola, per approdare ai mostri più inquietanti. Di tutti i vizi, la superbia è gran regina. Non a caso, nella Divina Commedia, Dante la colloca proprio nella prima cornice del purgatorio: chi cede a questo vizio è lontano da Dio, e l’emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra battaglia a cui è chiamato il cristiano.

In realtà, dentro questo male si nasconde il peccato radicale, l’assurda pretesa di essere come Dio. Il peccato dei nostri progenitori, raccontato dal libro della Genesi, è a tutti gli effetti un peccato di superbia. Dice loro il tentatore: «Quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio» (Gen 3,5). Gli scrittori di spiritualità sono più attenti a descrivere le ricadute della superbia nella vita di tutti i giorni, a illustrare come essa rovini i rapporti umani, a evidenziare come questo male avveleni quel sentimento di fraternità che dovrebbe invece accomunare gli uomini.

Ecco allora la lunga lista di sintomi che rivelano il cedimento di una persona al vizio della superbia. È un male con un evidente aspetto fisico: il superbo è altero, ha una “dura cervice”, cioè, ha un collo rigido, che non si piega. È un uomo facile al giudizio sprezzante: per un niente emette sentenze irrevocabili nei confronti degli altri, che gli paiono irrimediabilmente inetti e incapaci. Nella sua supponenza, si dimentica che Gesù nei Vangeli ci ha assegnato pochissimi precetti morali, ma su uno di essi si è dimostrato intransigente: non giudicare mai. Ti accorgi di avere a che fare con un orgoglioso quando, muovendo a lui una piccola critica costruttiva, o un’osservazione del tutto innocua, egli reagisce in maniera esagerata, come se qualcuno avesse leso la sua maestà: va su tutte le furie, urla, interrompe i rapporti con gli altri in modo risentito.

C’è poco da fare con una persona ammalata di superbia. È impossibile parlarle, tantomeno correggerla, perché in fondo non è più presente a sé stessa. Con essa bisogna solo avere pazienza, perché un giorno il suo edificio crollerà. Un proverbio italiano recita: “La superbia va a cavallo e torna a piedi”. Nei Vangeli Gesù ha a che fare con tanta gente superba, e spesso è andato a stanare questo vizio anche in persone che lo nascondevano molto bene. Pietro sbandiera la sua fedeltà a tutta prova: “Se anche tutti ti abbandonassero, io no!” (cfr Mt 26,33). Presto farà invece l’esperienza di essere come gli altri, anche lui pauroso davanti alla morte che non immaginava potesse essere così vicina. E così il secondo Pietro, quello che non solleva più il mento ma che piange lacrime salate, verrà medicato da Gesù e sarà finalmente adatto a reggere il peso della Chiesa. Prima sfoggiava una presunzione che era meglio non sbandierare; ora invece è un discepolo fedele che, come dice una parabola, il padrone può mettere “a capo di tutti i suoi averi” (Lc 12,44).

La salvezza passa per l’umiltà, vero rimedio ad ogni atto di superbia. Nel Magnificat, Maria canta il Dio che con la sua potenza disperde i superbi nei pensieri malati del loro cuore. È inutile rubare qualcosa a Dio, come sperano di fare i superbi, perché in fin dei conti Lui ci vuole donare tutto. Per questo l’apostolo Giacomo, alla sua comunità ferita da lotte intestine originate dall’orgoglio, scrive così: «Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia» (Gc 4,6).

Dunque, cari fratelli e sorelle, approfittiamo di questa Quaresima per lottare contro la nostra superbia.

[00389-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Chers frères et sœurs,

dans notre parcours sur les vices et les vertus, nous nous arrêtons aujourd’hui sur l’orgueil. Il consiste en une exaltation de soi, une prétention et une vanité qui portent à estimer les autres inferieurs. En vérité, dans ce mal, se cache le péché radical, cette prétention absurde d’être comme Dieu. Le péché originel raconté dans le livre de la Genèse est un péché d’orgueil. Les auteurs spirituels notent sa principale conséquence:la ruine du sentiment de fraternité qui devrait unir les hommes. Pour un rien, l’orgueilleux juge irrémédiablement les autres.

Ceux qui cèdent à ce vice sont loin de Dieu. Jésus, dans l’Évangile, nous a donné peu de préceptes moraux mais il a été ferme sur le fait de ne pas juger son prochain. Face à l’orgueilleux le dialogue s’avère souvent impossible car il n’est plus présent à lui-même. Il faut alors être patient avec lui car son édifice s’écroulera un jour. Dans le fond il est inutile de vouloir voler quelque chose à Dieu, qui veut tout donner. Le salut passe par l’humilité, qui est le vrai remède. Dans son Magnificat Marie chante combien Dieu disperse les orgueilleux. Que le Carême nous aide à lutter contre notre orgueil.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli della diocesi di Saint-Flour e i cresimandi della diocesi di Séez, accompagnati dai loro Vescovi, come pure le numerose scolaresche provenienti dalla Francia. Che la Vergine Maria ci insegni a camminare umilmente sulle orme di Cristo. Che Dio vi benedica.

Speaker:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les fidèles du diocèse de Saint-Flour et les confirmands du diocèse de Séez, accompagnés de leurs évêques, ainsi que les nombreux groupes scolaires venus de France. Que la Vierge Marie nous apprenne à marcher humblement dans les pas du Christ. Que Dieu vous bénisse.

[00390-IT.01] [Testo originale: Italiano]

In lingua inglese

Speaker:

Dear brothers and sisters: In our catechesis on the virtues and the vices, we now turn to pride, the first of the capital sins and, for the ancient writers, “the queen of all vices”. Indeed, the sin of pride hides an even greater sin: the absurd pretension to be like God. In Dante's Divine Comedy, the sin of pride is punished on the very first level of the mountain of purgatory; a sign of how difficult it is to overcome, as well as the distance it creates between us and God. Sooner or later, “pride comes before the fall,” and this can lead, by God’s grace, to a salutary humility. In the Magnificat, Mary sings of God who humbles the proud and exalts the lowly. Writing to his community that is wounded by infighting caused by pride, the apostle James echoes this stating, “God opposes the proud, but gives grace to the humble.” (Jas 4:6). May this Lenten season be an opportunity for us to conquer pride and embrace humility, so that we may draw ever closer to God and receive his grace in abundance.

Santo Padre:

Do il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza. In particolare, saluto i gruppi provenienti da Galles, Danimarca, Svizzera, Indonesia e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!

Speaker:

I extend a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially the groups from Wales, Denmark, Switzerland, Indonesia and the United States of America. Upon all of you and upon your families, I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ. God bless you!

[00391-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, in der heutigen Katechese geht es um das Laster des Stolzes. Dieser geht letztlich zurück auf die Ursünde, die darin besteht, wie Gott sein zu wollen (Gen 3,5). Er zerstört die Beziehung zu Gott und den Mitmenschen. Weil der Hochmütige sich den anderen überlegen fühlt, begegnet er ihnen mit Geringschätzung. Schnell und hart beurteilt und verurteilt er sie, selbst aber verträgt er kaum Kritik. Das Laster des Stolzes ist nur schwer heilbar – die fehlende Demut erlernt man häufig nur mit viel Geduld oder auf „die harte Tour“, wie Petrus, der sich zunächst seiner Treue zum Herrn vor den anderen rühmt (vgl. Mt 26,33), kurz darauf aber bitterlich weinend erkennen muss, dass er sich überschätzt hatte und nicht besser ist als die anderen. Vertrauen wir nicht stolz auf die eigenen Kräfte, sondern demütig auf die Gnade des Herrn.

Santo Padre:

Cari fratelli e sorelle di lingua tedesca, la Quaresima è un tempo propizio per riconoscere la nostra debolezza e i nostri limiti. Procediamo fiduciosi perché il Signore ricolma gli umili della sua grazia.

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern deutscher Sprache, die Fastenzeit ist eine gute Gelegenheit, uns unsere Schwäche und Begrenztheit einzugestehen. Schreiten wir vertrauensvoll voran, denn der Herr beschenkt die Demütigen mit seiner Gnade.

[00392-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En nuestra catequesis de hoy reflexionamos sobre el vicio de la soberbia. Jesús mismo menciona este vicio como uno de los males que provienen del corazón del hombre. La persona soberbia se considera superior a los demás y desea que todos reconozcan sus méritos. Podemos decir que en su interior se esconde la pretensión de querer ser como Dios, tal como vemos en el pecado de Adán y Eva, que nos relata el libro del Génesis.

Este vicio destruye la fraternidad, porque el soberbio no se relaciona con los demás en un plano de igualdad, sino que los trata como inferiores y emite juicios en contra de ellos. En el Evangelio también encontramos ejemplos de personas así, presuntuosas y seguras de sí mismas —como Pedro, que creía que nunca negaría al Maestro—; a esas personas Jesús las medica con el remedio de la humildad. Esto nos enseña que la salvación no está en nuestras propias manos, sino que es un don gratuito que Dios nos quiere regalar.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. Pidamos a María que nos ayude a proclamar con nuestra vida el Magníficat, para poder ser testigos de la alegría del Evangelio con humildad y sencillez de corazón. Que Jesús los bendiga. Muchas gracias.

[00393-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

A soberba brota dum coração que se sente superior aos demais. Efetivamente, no trato com os outros, o soberbo mostra-se arrogante, sempre pronto a condenar e nunca disponível para receber a mínima correção. Este vício tem a sua causa primeira na pretensão do homem querer ser como Deus. Isto é um absurdo, cujas consequências passam pelo envenenamento da fraternidade e pela deterioração das relações. Por isso, no convívio com uma pessoa soberba, requer-se muita paciência, esperando que encontre na humildade o remédio que a cura.

Santo Padre:

Cari pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Particolarmente in questo mese, invito ciascuno di voi a rivolgere lo sguardo verso San Giuseppe. La sua umiltà e il suo silenzio ci aiuteranno a combattere contro la tentazione della superbia. Dio vi benedica!

Speaker:

Caros peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos. Particularmente durante este mês, convido cada um de vós a fixar o olhar em São José. A sua humildade e o seu silêncio ajudar-nos-ão a combater contra a tentação da soberba. Deus vos abençoe!

[00394-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

تَكَلَّمَ قَداسَةُ البابا اليَومَ علَى رذيلةِ الكِبرياءِ في إطارِ تعليمِهِ في موضوعِ الرَّذائلِ والفضائل، وقال: رذيلةُ الكِبرياءِ هي تمجيدُ الذَّات، والغرور، والمجدُ الباطل. وقد ذَكَرَها يسوع عندما تَكلَّمَ على سِلسِلَةِ الرَّذائلِ لِيُوَضِّحَ أنَّ الشَّرَّ يأتي دائمًا من قلبِ الإنسان. المُتَكَبِّرُ يَظِّنُ أنَّهُ أكثرُ بكثيرٍ مما هو عليهِ أصلًا، وَيَغلِي في داخِلِه حتَّى يَظهَرَ أنَّه أكبرُ مِن الآخرين، ويريدُ دائمًا أنْ يُشِيدَ الآخرونَ باستَحقاقاتِهِ، ويَحتَقِرُ الآخرين، ويَعتَبِرُهم أقلَّ شأنًا منه. رذيلةُ الكبرياءِ هي أخطرُ الرَّذائل، وهي خطيئةُ أبَوَينا الأوَّلَين، إذ أرادا أن يصيرا مِثلَ الله. هناكَ أعراضٌ جَسَدِيَّةٌ تُبَيِّنُ استِسلامَ الشَّخصِ لرذيلةِ الكبرياء. فالمُتَكَبِّرُ مُتَعَالٍ، عُنقُهُ مُتَصَلِّبٌ لا يَنحَني. ثمَّ إنَّه يُطلِقُ الأحكامَ بسهولةٍ ويَستَخِفُّ بِغَيرِه. وإذا أبدَى له أحدٌ ملاحظةً بسيطةً فإنَّه يَغضَبُ بسرعة، ويَصرُخ، ويَقطَعُ عَلاقاتِه معَ الآخرين بطريقةٍ عنيفة. لا يُمكِنُ أنْ نَعمَلَ الشَّيءَ الكثيرَ معَ المُتَكَبِّرِ ولا أنْ نُصلِحَهُ. لكنَّ كِبرِياءَهُ ستَنهارُ وَحدَها. مَوقِفُنا معَهُ هو أنْ نَصبِرَ حتَّى تَنهارَ كِبرِياؤُه، وتَفتَحَ الأحداثُ عَينَيه، ويعودَ بنفسِهِ إلى شيءٍ مِن التَّواضُع، وهذا هو بَدءُ العِلاجِ لَهُ.

Santo Padre:

Saluto i fedeli di lingua araba, in particolare i giovani della Caritas del Libano. Nel cammino quaresimale, il cristiano è chiamato a lottare contro la superbia con l’umiltà, vero rimedio ad ogni forma di autoesaltazione, presunzione e vanità. Il Signore benedica tutti e vi protegga da ogni male‎‎‎‏!

Speaker:

أُحيِّي المُؤمِنِينَ النَّاطِقِينَ باللُغَةِ العَرَبِيَّة، وخاصَّةً شبيبةَ كاريتاس لبنان. في مسيرةِ الزَّمنِ الأربعينيّ، المَسِيحيُّ مَدعُوٌ إلى أنْ يُقاوِمَ الكِبرِياءَ بالتَّواضُع، الَّذي هو العِلاجُ الحَقِيقيُّ لكلِّ شكلٍ مِن أشكالِ تمجيدِ الذَّات، والغرور، والمجدِ الباطل. بارَكَكُم الرَّبُّ جَميعًا وَحَماكُم دائِمًا مِن كُلِّ شَرّ!

[00395-AR.02] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:

W cyklu katechez na temat wad i cnót dziś dochodzimy do ostatniej – pychy. Pycha to wywyższanie się, zarozumiałość, próżność. Człowiek pyszny myśli, że jest bardziej wartościowy niż w rzeczywistości; gardzi innymi, uważając ich za gorszych. Pycha rujnuje ludzkie relacje, zatruwa poczucie braterstwa. Kryje się w niej roszczenie, żeby być jak Bóg. To grzech pierwszych rodziców, opisany w Księdze Rodzaju. Jezus w Ewangeliach napominał, by nigdy nie osądzać. Miał On do czynienia z wieloma ludźmi pysznymi. Piotr obnosił się ze swoją wiernością: „Choćby Cię wszyscy opuścili, ja Ciebie nie opuszczę!”. Wkrótce jednak doświadczy, że jest, jak inni, bojaźliwy w obliczu śmierci. „Inny Piotr” – który już nie podnosi głowy, ale gorzko płacze – zostanie uzdrowiony przez Jezusa. Zbawienie przychodzi przez pokorę – to prawdziwe lekarstwo na każdy przejaw pychy. Wykorzystajmy zatem ten Wielki Post do walki z naszą pychą.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi, in particolare la delegazione di Podkarpacie, venuta in occasione dell’80° anniversario dalla morte della beata famiglia Ulma. Per la ricorrenza, nei Giardini Vaticani si terrà una cerimonia per la piantumazione del melo innestato dal beato Józef Ulma. Benedico tutti di cuore.

Speaker:

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich, w szczególności delegację z Podkarpacia, przybyłą w związku z 80. rocznicą śmierci błogosławionej rodziny Ulmów. Z tej okazji odbędzie się w Ogrodach Watykańskich uroczystość posadzenia jabłoni, zaszczepionej przez błogosławionego Józefa Ulmę. Wszystkim z serca błogosławię.

[00396-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.

In particolare saluto i fedeli di Scalea, accompagnati dal Vescovo Mons. Stefano Rega, che celebrano il giubileo della consacrazione della Chiesa della Santissima Trinità. Accolgo con affetto gli allievi, assieme ai loro formatori, del Seminario Interdiocesano di Pisa e gli ex alunni del Pontificio Collegio Lituano di San Casimiro a Roma, che rendono grazie al Signore per i Settantacinque anni della fondazione dell’Istituto: possiate conformare sempre più la vostra vita a Cristo Buon Pastore ed essere annunciatori gioiosi del Vangelo.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. In questi giorni di Quaresima, continuate con coraggio nell’impegno di liberarvi da tutto ciò che maschera la vostra vita per ritornare con tutto il cuore a Dio, che ci ama con amore eterno.

Ancora una volta, fratelli e sorelle, rinnovo il mio invito a pregare per le popolazioni che soffrono l’orrore della guerra in Ucraina e in Terra Santa, come pure in altre parti del mondo. Preghiamo per la pace! Chiediamo al Signore il dono della pace!

A tutti la mia benedizione.

[00397-IT.02] [Testo originale: Italiano]

[B0188-XX.02]